«L’Italia non tradirà i creditori»
«Il debito pubblico italiano è pienamente sostenibile, e lo resta, perché questo Governo non ha alcuna intenzione di disattendere gli impegni presi con i creditori». Se non ci sarà alcuna «discontinuità nel percorso di riduzione del rapporto debito-Pil», con le riforme cambierà però «la composizione della spesa, in linea con la discontinuità politica». All’indomani del vertice di governo sulla manovra, il sottosegretario M5S alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, rafforza il segnale distensivo rivolto ai mercati e chiede alle imprese di «remare tutti dalla stessa parte come sistema Paese». Ex consigliere regionale in Lombardia, 35 anni a settembre, plenipotenziario del vicepremier Luigi Di Maio per i rapporti con le aziende del Nord e per le nomine, Buffagni minimizza le tensioni nell’esecutivo Conte: «Durerà cinque anni e sarà la svolta positiva per l’Italia».
Eppure preoccupano i giudizi delle agenzie di rating attesi a fine agosto. Teme anche lei, come Giorgetti, manovre speculative contro l’Italia?
Preoccupa molto vedere la povertà crescente nel paese a cui dare risposte concrete. Le agenzie di rating non si sono accorte di Parmalat, subprime, Mps e Turchia. Sono certo valuteranno con attenzione e razionalità la nostra situazione considerando i nostri fondamentali, gli investimenti pubblici strategici e le politiche di riduzione degli sprechi. Alcuni indicatori evidenziano un potenziale rischio speculazioni in un momento di mercati particolarmente “sottili”. Abbiamo l’avanzo primario tra i migliori d’Europa, siamo la seconda potenza manifatturiera del continente e abbiamo risorse adeguate a sostenere un aumento del tasso di investimento.
Come Confindustria ha ricordato al governo, però, abbiamo anche il secondo debito pubblico al mondo rispetto al Pil e fare più deficit significa accumulare altro debito a danno delle generazioni future.
Dov’era Confindustria mentre in questi ultimi decenni a furia di sprechi e sussidi a pioggia si è indebitato il futuro dei nostri figli? È arrivato il momento di remare tutti dalla stessa parte, sia a parole che nei fatti come sistema paese Italia. Gli investimenti sono fondamentali per far decollare il Paese, a partire dalla nostra strategia energetica nazionale al 2050. Il supporto alle imprese è fondamentale per far crescere il Paese, sostenendo le esportazioni, non le delocalizzazioni. Gli interventi sul fisco renderanno gli investimenti più attraenti e redditizi. Anche il reddito di cittadinanza avrà caratteristiche che miglioreranno le potenzialità della nostra offerta, attraverso l’investimento in formazione e in capitale umano.
Interventi costosi, come sulle pensioni. Come concilierete promesse elettorali e tenuta dei conti?
La Fornero ha ingessato un sistema di ricambio generazionale ed andrà superata un pezzo alla volta nel rispetto dei vincoli di bilancio. Le pensioni sono la voce di spesa più alta a fronte spesso di versamenti inesistenti, a partire da quelle dei sindacalisti: in autunno partiremo riequilibrando quelle più alte rispetto al versato, tagliando le pensioni d’oro. La mia generazione la pensione la riceverà, se è quando la “vedrà”, solo sul versato reale. Serve un riequilibrio generazionale, oltre che un ricambio.
Su previdenza, ma anche su grandi opere e conti non mancano tensioni tra voi, la Lega e il ministro Tria. Il governo rischia già sulla manovra?
Un po’ di sano dibattito è fondamentale e utile per fare le scelte migliori, del resto siamo due forze politiche differenti. Sulle infrastrutture si guarderà il rapporto costi-benefici come previsto nel contratto di governo. Dopo la tragedia di Genova è evidente che serve manutenzione straordinaria ai nostri ponti, scuole, strade, porti che sono stati abbandonati per decenni per la rincorsa alle mega opere utili agli annunci sui giornali e alla corruzione più che al paese. Andrà fatta una verifica anche su tutte le concessioni pubbliche, dalle quali si possono liberare centinaia di milioni per le casse pubbliche. Serve garantire sostegno a ciò che porta reale beneficio alla qualità della vita degli italiani, alla loro salute e alle nostre imprese: l’Italia può tornare al suo ruolo storico di Porto d’Europa con la logistica con infrastrutture adeguate e un sistema Italia che funzioni all’unisono. Il governo durerà 5 anni e sarà la svolta positiva per l’Italia: vedrà alla fine del mandato quanti investimenti internazionali avremo accolto per supportare la genialità italiana.