Profilglass: quando l’azienda s’inguaiò con Ciancimino
ERANO FINITI in una maxi inchiesta della Procura di Ferrara per associazione di stampo mafiosa finalizzata all’evasione dell’Iva da 50milioni di euro. In cima alla lista degli indagati, figurava un calibro da novanta come Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo. A Giancarlo Paci e Matteo Petrucci, proprietario e amministratore delegato della Profilglass, la procura estense contestava invece un’evasione di circa 250mila euro. Era il 2010. Il fascicolo è finito poco dopo sul tavolo della pm Valeria Cigliola. La quale qualche mese fa ha chiuso le indagini. E ora il caso sembra avviarsi verso l’archiviazione. A presentare Ciancimino a Paci era stato un noto imprenditore pesarese. Il patròn di Profilglass aveva così allacciato un rapporto lavorativo con il faccendiere siciliano, il quale faceva da tramite per la vendita di partite di alluminio. Ma al momento della fattura, Ciancimino dichiarava che la merce era diretta all’estero e quindi in regime di esenzione Iva. Più tardi però, quando la Procura di Ferrara lo mette nel mirino, si scopre che l’alluminio veniva in realtà venduto in Italia sottocosto e con l’Iva. Che però Ciancimino non versava. Così guadagnava due volte. Nella rete degli inquirenti finiscono tutti i suoi partner commerciali, tra cui Paci e Petrucci. Per l’accusa, in casi come questi, l’ipotesi di partenza è che chi vende non possa non sapere che fine faccia la merce. E, in questo caso, in particolare, che non si potesse non sapere chi fosse Ciancimino. Ipotesi a cui la difesa degli indagati, rappresentata dall’avvocato Marco Cassiani, ha risposto punto per punto. Paci non aveva avuto motivo di dubitare di Ciancimino visto le referenze che gli erano state presentate dall’amico imprenditore. E in più, sostiene la difesa, a quei tempi il figlio dell’ex sindaco di Palermo, viveva sotto scorta e godeva di credibilità.
Elisabetta Rossi