Rocchelli ucciso da Kiev, arrestato un «italo-ucraino»
Nell’infamia delle guerre, e le guerre civili sono le più infami, si intersecano mille storie e mille tragedie. Come quella di Andrea Rocchelli, Andy per gli amici.
Andrea Rocchelli aveva quel fuoco dentro che lo aveva già spinto in Africa e in Asia Centrale, a raccontare la storia in diretta, attraverso la propria sensibilità e il proprio teleobiettivo. Per questo si era avventurato nell’Ucraina orientale a inizio maggio 2014, nella zona di Donetsk, per raccontare l’insurrezione della locale popolazione filorussa contro il golpe che era maturato in Ucraina dopo il movimento di massa reazionario della Maidan del febbraio precedente.
Il 24 maggio del 2014 Andrea Rocchelli e l’attivista dei diritti umani Andrey Mironov, che gli faceva da traduttore, furono uccisi nei pressi di Slovyansk, una cittadina del Donbass, a causa di colpi di mortaio sparati contro l’auto su cui viaggiavano. Un altro fotoreporter che viaggiava con loro, il francese William Rougelon, se la cavò con alcune ferite.
L’inchiesta della procura ucraina fu sbrigativa e si concluse ben presto con un nulla di fatto. Cinicamente i magistrati ucraini parlarono di morte sopraggiunta per «gli effetti collaterali della guerra». Si cercò di far passare la versione che non era possibile identificare da quali due contendenti i colpi erano stati sparati.
La stessa inchiesta italiana si arenò ben presto e sembrava che l’uccisione di Rocchelli e Mironov potesse diventare un altra tragica vicenda i cui responsabili restano sconosciuti e impuniti. Già allora il nostro giornale fu tra i pochi a sollevare dei dubbi sul fatto che non si potesse giungere a identificare quale delle due parti in guerra avesse ucciso Rocchelli e Mironov e a scrivere che i due erano stati volontariamente colpiti.
Tuttavia grazie alla straordinaria tenacia dei genitori di Rocchelli, Elisa e Rino, e del loro avvocato Alessandra Ballerini (già avvocato dei familiari di Giulio Regeni) il maggio scorso l’inchiesta fu riaperta.
La svolta furono le immagini ritrovate nella macchina fotografica di Andrea, quelle di archivio della tv russa RT Newsoltre che la testimonianza del fotoreporter francese.
Si potè così ricostruire nel dettaglio ciò che avvenne: Rocchelli e Mironov furono uccisi deliberatamente perché il fotoreporter stava fotografando un treno custodito dalla truppe regolari ucraine. La ricostruzione degli attimi in cui si consumò l’assassinio è stata data da Rougelon, il francese sopravvissuto: «Andrea mi dice che quel treno serviva a impedire il passaggio dei carri armati (…) Un uomo in abiti civili per strada ci dice di andare via. Ci mettiamo in fila indiana per tornare indietro, verso l’auto».
«Passano 5-6 secondi e sentiamo colpi di kalashnikov contro di noi (…) Arrivati all’altezza della macchina aspettiamo 2-3 minuti che i soldati smettano di sparare. A quel punto, però, partono i colpi di mortaio. Uno colpisce la macchina (…) Il terzo colpo cade tra l’autista del taxi, Andrea e Andrej: è il colpo mortale per loro due (…) Io mi rimetto in piedi, passo davanti ai corpi di Andrea e Andrej (…) Mi trovo davanti a un gruppo di una ventina di soldati filorussi appena arrivati. Mi insultano e mi dicono di andare via. Io proseguo, mani alzate, la mia attrezzatura in evidenza finché non si ferma un’auto: ci salto su e mi faccio portare in ospedale (…)».
A questo punto diventa evidente che gli ucraini hanno mentito spudoratamente. E le indagini si spostano in Italia, fino alla svolta clamorosa dell’altro ieri.
A Bologna viene arrestato dai carabinieri un giovane italo-ucraino che avrebbe materialmente colpito l’auto di Rocchelli. L’uomo, residente in Italia, nel 2013 si era trasferito a Kiev per partecipare all’insurrezione reazionaria della Maidan e successivamente si era arruolato nei battaglioni di volontari inquadrati nella Guardia Nazionale.
Nei prossimi giorni sapremo di più dell’arrestato, ma sin da ora è possibile immaginare che possa trattarsi di un personaggio legato al neofascismo internazionale.
I genitori e l’avvocato di Rocchelli, che hanno fatto immediatamente richiesta di rogatoria alle autorità ucraine, ora temono che a Kiev si cercherà di intralciare in ogni modo il proseguo dell’indagine che potrebbe dimostrare le responsabilità del ministero degli interni del governo Poroshenko.
Articolo di Yurii Colombo