Sea Watch, non c’era alternativa a Lampedusa, soccorrere è atto istintivo d’umanità
Sea Watch, non c’era alternativa a Lampedusa, soccorrere è atto istintivo d’umanità:conferenza stampa congiunta delle organizzazioni non governative impegnate nel Mediterraneo
“Non c’era alcuna alternativa al porto di Lampedusa. Soccorrere vite è un atto istintivo di umanità”, queste le parole di Giorgia Linardi, rappresentate della Sea Watch. L’Ong, dopo la liberazione di Carola Rackete, ha organizzato una conferenza stampa congiunta insieme a Ong Mediterranea, Open Arms, Antigone, Tavolo Nazionale Asilo e Msf. “Siamo pronti a salvare ancora migranti, pronte ad agire come Carola“, hanno detto. “Noi facciamo monitoraggio nel Mediterraneo. Se dovessimo trovarci in una situazione in cui siamo l’unica imbarcazione che può svolgere il salvataggio, agiremo come ci impone la legge del mare. Faremo quello che è previsto dalle normative che ci obbligano a comportarci in un certo modo, come ha fatto la Sea Watch.
Sea Watch: “L’unica indicazione era quella di andare in Libia”
“Non c’era alcuna alternativa a Lampedusa e questo perché l’unica indicazione ricevuta da tutte le autorità contattate è stata quella di dirigersi verso il porto di un Paese in guerra, cosa che non abbiamo assolutamente preso in considerazione”.
Così la rappresentante di Sea Watch, Giorgia Linardi, in conferenza stampa “Non abbiamo ricevuto nessun’altra indicazione, non ci siamo diretti in Tunisia – prosegue – perché in quei giorni c’era una nave mercantile con altre 75 persone a bordo bloccate che sono state poi sbarcate dopo 19 giorni e sono state immediatamente espulse o rimpatriate”. Poi Linardi aggiunge: “Non siamo andati a Malta perché rispetto alla precisa posizione del soccorso c’era una differenza di 50 miglia e quindi circa 80 km tra Lampedusa e Malta. Il comandante come suo dovere non essendo stato aiutato da nessuna delle autorità contattate, e questa è la violazione. Proprio le stesse autorità che hanno ignorato un comandante in una situazione in cui aveva dei naufraghi a bordo. Così, Sea Watch ha fatto rotta verso il porto sicuro più vicino.
Sea Watch: “Stanchi degli insulti di Salvini”
Alla domanda sul comportamento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, Linardi afferma: “Chi intraprende certe direzioni lo fa perché si culla nel fatto di non avere nessuna idea di quello di cui sta parlando e di ciò di cui si sta occupando. Io voglio credere che se il ministro Salvini si trovasse a bordo di una delle nostre navi in una situazione di soccorso sarebbe il primo a tendere una mano, se non lo facesse sarebbe un mostro perché è un atto istintivo di umanità e quindi sicuramente è un’esperienza che potrebbe giovare” La rappresentante della Sea Watch poi aggiunge: “È anche vero che prendiamo atto che si tratta di una persona che senza alcun diritto ci insulta dalla mattina alla sera invece di ottemperare ai propri obblighi e questa è una cosa di cui ci siamo stancati, perché nessuno si può permettere di chiamarci vice-scafisti, criminali, tassisti del mare e quant’altro senza averne prova, anzi essendo smentito dalle indagini finora portate avanti da almeno cinque procure della Repubblica e soprattutto – afferma – non dire mezza parola e non fare nulla quando a una donna viene detto di essere stuprata a quattro alla volta”
Sea Watch: “Carola è in Italia, è frastornata”
Per quanto riguarda le condizioni della comandante, Linardi ha detto che “Carola oggi è completamente libera ed è in Italia ma non è detto che ci resti nei prossimi giorni. Ora è giusto che abbia il suo tempo per riposarsi dal clamore dei media e preparare la sua deposizione (il 9 luglio, ndr). La sentirete nei prossimi giorni”. La rappresentante della Ong ha aggiunto che “Carola sta bene, è ancora frastornata da questi giorni di fermo. Ha chiesto continuamente della sorte dei naufraghi”. Secondo Linardi “è stato fatto di tutto per fermare la Sea Watch3, una nave che non era una minaccia per nessuno, ma non è stato fatto niente per impedire insulti violenti e attacchi sessisti verso Carola Rackete, un capitano che ha salvato vite in mare”
Le critiche al Decreto Sicurezza bis
Le altre Ong che hanno partecipato alla conferenza stampa (Msf. Mediterranea e Open Arms) dovevano essere sentite oggi in Parlamento sul Decreto Sicurezza Bis, ma hanno disertato l’appuntamento per solidarietà nei confronti di Sea Watch, esclusa dall’audizione in seguito alle proteste della Lega. “Il Decreto Sicurezza Bis – ha detto Linardi – non ha niente a che vedere con una nave che ha uno stato di necessità a bordo”. Per Marco Bertotto di Msf “nei primi sei mesi del 2019, quando il numero delle imbarcazioni di Ong si è ridotto drasticamente, le partenze sono continuate: sono partite circa 6.000 persone. La politica dei porti chiusi oltre a infliggere sofferenza inutile non ha prodotto alcun risultato concreto per la condivisione delle responsabilità in Europa”.
Sea Watch: Ong, proseguiremo le operazioni in mare
Sea Watch: «Siamo pronti a ripartire». La Germania accoglierà 18 rifugiati
Tutti con la «kapitänin». Il portavoce dell’ong tedesca: «Delusi dal governo e dall’Europa. Continueremo a fare in modo che nel Mediterraneo vengano assicurati i diritti umani. Se necessario con una nuova nave, se quella attuale dovesse rimanere sotto sequestro»
La conferenza stampa a Berlino della Sea Watch; sotto una scritta apparsa nel quartiere di Berlino Moabit
Il governo Merkel accetta di accogliere oltre un terzo dei naufraghi della Sea Watch, 25mila tedeschi raccolgono più di 750mila euro per pagare le spese legali della comandante, e la Ong di Berlino, invece di “arrendersi” a Matteo Salvini, immagina la prossima nave-soccorso da inviare nel Mediterraneo.
In ordine sparso la Germania fa quadrato intorno a Carola Rackete «arrestata dalle autorità italiane per avere soccorso un gruppo di naufraghi» secondo il racconto che qui è univoco, dal presidente federale Frank-Walter Steinmeier in giù.
L’eco della campagna FreeCarola lanciata dai comici Klaas Heufer-Umlauf e Jan Böhmermann (autore della poesia che sbeffegiò Erdogan e gli costò l’accusa di lesa maestà) si espande a macchia d’olio non solo sui social, mentre sabato prossimo è prevista la grande manifestazione nazionale di solidarietà alla Kapitänin Rackete organizzata dalla Ong Seebrücke.Remano insieme nella medesima direzione, anche se a Berlino non sono propriamente tutti a bordo della stessa barca. «Siamo molto delusi dal governo tedesco come dall’Europa. Serve una soluzione politica per evitare che si ripetano di nuovo situazioni del genere» ha sottolineato ieri, durante la conferenza stampa nella capitale, Ruben Neugebauer, portavoce di Sea Watch.
Contestando al ministro dell’Interno Horst Seehofer di avere ostacolato l’accoglienza dei profughi da parte dei 60 municipi che avevano offerto ospitalità ben prima dello sbarco. Garantendo, soprattutto, che Sea Watch non cederà agli ordini del ministro italiano impossibili da rispettare: «Continueremo a fare in modo che nel Mediterraneo vengano assicurati i diritti umani. Se necessario con una nuova nave, se quella attuale dovesse rimanere sotto sequestro».
Il punto non sarà coincidente alla linea del ministro degli Esteri, che tuttavia giunge alla medesima conclusione. «Dal nostro punto di vista, in uno Stato di diritto, alla fine di un processo costituzionale può reggere solo la versione di Carola Rackete» ha scandito ieri mattina Heiko Maas via Twitter.
In attesa della sentenza, da domenica pomeriggio le rappresentanze diplomatiche italiane in Germania sono sotto assedio: lunedì settanta persone con i cartelli «Carola libera» davanti all’ambasciata a Berlino; altre cento ieri di fronte al consolato generale di Colonia. Schierata contro il governo di Roma anche la Chiesa evangelica, che finanzia le missioni di soccorso nel Mediterraneo, e i maggiori esperti di diritto marittimo internazionale pronti a smontare una a una le accuse della magistratura italiana.
La portavoce di Merkel, Martina Fietz, ieri ha voluto ribadire per la terza volta che «il governo federale rimane contrario alla criminalizzazione dei salvataggi in mare». Prima di precisare, a scanso di equivoci: «La Germania è pronta ad accettare un certo numero di rifugiati ma ciò dovrebbe essere fatto anche dagli altri partner dell’Unione europea. Dobbiamo trovare la “quadra” tutti insieme».
La soluzione comune che anche l’Italia chiede a Bruxelles e che, in qualunque caso, non mette al riparo il governo italiano dalle critiche esondate nella confinante Austria.
Ieri a Salisburgo ad attendere il presidente Sergio Mattarella davanti alla casa di Mozart c’era un gruppo di manifestanti che ha scandito (in italiano) slogan antifascisti e a favore della libertà di Carola Rackete. Il messaggio urlato in diretta al capo dello Stato da una ragazza è stato: «Dica a Salvini di liberare Carola, ha solo salvato vite umane».
Chiaro, un po’ come che – a sentire il responsabile berlinese di Sea Watch – «già un anno fa con la nave “Aquarius” la situazione si sarebbe dovuta e potuta risolvere in tempo, ma poi si sono accampate scuse e si è scaricata la responsabilità sugli altri. Dicendo che bloccavano la situazione e che serviva, proprio come oggi, la soluzione europea» ricorda Neugebauer agli smemorati.