IL NEGAZIONISTA LEGHISTA BATTE PURE “POSAMAN”
In fondo dovremmo essere riconoscenti
all’on. Claudio Borghi
Aquilini, perché ha il coraggio
di dire, senza pensare, le stesse corbellerie
che Matteo Salvini pensa
ma non osa dire. Giovedì sera, a
Piazzapulita , l’estroverso leghista
faceva ridere più del Posaman del
comico Lillo quando sventolava
gli studi sul “lockdown che non serve
a niente”, prodotti da tal “Ioan –
nidis, professore dell’Università di
Stanford ”. Un cervellone che il prof.
Crisanti, provocato dall’Aquilini
(“lei è esperto di genetica della zanzara
non di questi temi”), e dunque
punto sul vivo, ha rivelato essere,
come dicono a Roma, una mezza
s òl a: “S ta nford
ha cancellato
i video
di costui che
si è pure scusato”.
A questo
punto Corrado
Formigli
ha chiesto se
la negazione
del lockdown
e di ogni altra restrizione fosse la linea
condivisa anche da Salvini. Al
che il Borghi prima ha confermato,
poi ha farfugliato, sudando copiosamente.
Di affermazioni negazioniste
del Covid da parte dell’ex Capitano
gli archivi dei giornali traboccano
e infatti, ora che è al governo, fa un
po’ tenerezza vederlo piatire un’ora
in più sulle chiusure serali di bar e
ristoranti. Proprio lui che quando
era di lotta ostentava con fiero cipiglio
l’assenza di mascherina. Il
fatto è che alla base del salvinismo
virale c’è la stessa teoria politico-
sanitaria che agli albori della
pandemia fece dire al presidente
brasiliano, Jair Bolsonaro: “Tran –
quilli, tanto prima o poi tutti dobbiamo
morire”. Infatti nel suo Paese
si muore prima.Una forma abborracciata
di darwinismo sociale
secondo la quale piuttosto che paralizzare
l’economia con odiosi divieti
e dannose quarantene è molto
più conveniente lasciare che la falce
epidemica faccia il suo lavoro
spedendo al creatore i più anziani e
i più fragili. Selezione naturale che
ha permesso all’Inps di risparmiare
nel 2020 qualcosa come 11,9 miliardi.
Un saldo virtuoso che, prepariamoci,
i Borghi Aquilini sventoleranno
con orgoglio nel prossimo
talk.Mentre governo e regioni,
maggioranza e opposizione si dedicano
al gioco delle parti (sulle
chiusure alle 22, no alle 23), le strade
intorno sono intasate di auto e
di persone che si godono la primavera.
Controlli zero, eppure Roma
che sarebbe zona arancione già si
comporta come zona bianca. Altro
che decreti, trionfa il liberi tutti autogestito.
Il resto è noia.