Maria Filippini, una partigiana internazionale
Urbinate, classe 1899, ha combattuto in Spagna In Belgio rubò gli esplosivi per fare attentati
di Ermanno Torrico * Maria Filippini appartiene alla grande galleria dei piccoli eroi dimenticati dalla storia sebbene il loro contributo, molto spesso sconosciuto o dimenticato, sia stato importante per sostenere l’antifascismo e infondere coraggio e certezze. È quindi un dovere, in occasione del 76° della Liberazione, ricordare la sua vicenda umana e politica e coltivarne la memoria. Maria era nata a Urbino il 4 gennaio 1899. Si è iniziato a conoscere qualcosa della sua biografia umana e politica dalla ricerca di Augusto Cantaluppi e Marco Puppini dedicata alle antifasciste italiane delle Brigate Internazionali, (Non avendo mai preso un fucile tra le mani. Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola. 1936-1939, Milano 2014), e dalla più recente traduzione italiana del lavoro di Anne Morelli (La partecipation des émigrés italiens à la Résistence belge, prefato da Sandro Pertini, Ministero degli Affari Esteri, Roma 1983), arricchito dalla curatrice Olga Massari di nuove biografie, tra cui quella di Maria Filippini, a integrare le 186 redatte da Morelli e pubblicato nel 2017 da ANPI-Belgique di Bruxelles. La famiglia era di condizioni modeste e, anche perché antifascista, nei primi anni Venti emigra a Ransart, in Belgio, oggi nell’area urbana di Charleroi, in Vallonia. Qui Maria conosce Sanzio Gambarara, anche lui di Urbino, che sposa e da cui ha tre figli, due maschi e una bambina. Alle difficoltà comuni a tutti gli emigrati si aggiungono quelle derivanti dalla militanza politica perché il marito, che lavora come minatore, è un comunista iscritto in Rubrica di frontiera, collabora con il Soccorso rosso internazionale ed è segretario regionale dei gruppi di lingua italiana del Partito comunista belga a cui anche Maria è iscritta. Il 4 dicembre 1936 Gambarara riceve dalla polizia un decreto di espulsione e si sposta in Francia e raggiunge in seguito la Spagna per arruolarsi nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica spagnola. Maria, con grande coraggio, affida la figlia alla conterranea famiglia dei Battistelli e nel giugno 1937 raggiunge il marito. Venne inquadrata nella XII Brigata, ma non sappiamo con quali compiti. É noto però che alla fine del 1936 il decreto sulla militarizzazione dei primi miliziani e dei soldati sbandati dell’esercito repubblicano vietò, come in tutti gli eserciti, l’arruolamento delle donne ed è quindi probabile che venne utilizzata, come le altre volontarie, o in compiti di assistenza ai feriti e agli ammalati o nell’industria bellica. Il 20 agosto del 1938 il marito cade nel corso della battaglia sull’Ebro e a settembre Maria rientra in Belgio per occuparsi dei figli ottenendo di poter lavorare in miniera, certo non nei pozzi, e tuttavia si fatica a immaginarla col suo fisico minuto lavorare in una miniera di carbone. Dal giugno 1941 e fino alla liberazione del paese, nel settembre 1944, partecipa alla Resistenza contro gli invasori nazisti. Il gruppo partigiano di cui fa parte è quello di Cleto Alpi, un emigrato originario di Monghidoro (Bo). Anche da partigiana dimostra un coraggio incredibile: distribuisce la stampa clandestina, raccoglie fondi, aiuta i soldati prigionieri sfuggiti ai tedeschi e sottrae esplosivo dalla miniera in cui lavora per utilizzarlo nel sabotaggio dell’aeroporto militare di Charleroi. Non si sottrae alla lotta nemmeno dopo la morte del figlio ventenne Angelo, catturato e trucidato dai tedeschi, come se il dolore moltiplicasse le sue energie Nel dopoguerra sceglie di restare in Belgio, il paese per il quale aveva combattuto, che assurdamente non le riconobbe la qualifica di partigiana con l’accusa di essere un’attivista politica, diritto che la legge belga vietava agli stranieri. Per questi motivi non furono pochi gli ex partigiani italiani denunciati, arrestati ed espulsi dal Belgio. Ha conservato il ricordo di Urbino e vi ha fatto saltuariamente ritorno finché la salute e l’età glielo hanno consentito. Maria muore, quasi centenaria, a Ransard il 22 agosto 1998, là dove la sua vita si era realizzata e compiuta, malgrado tutto. * Presidente Istitutoper la Storia del Movimentodi Liberazione“E.Cappellini”, Urbino