Sbarchi quadruplicati, si apre il fronte turco
C’è una nuova rotta di migranti sulle coste italiane. Numeri ancora contenuti, ma in crescita progressiva. Le partenze sono in Turchia, da più porti. Destinazione l’Italia o la Grecia.
Il fenomeno è sotto l’osservazione della direzione centrale Polizia delle Frontiere al dipartimento di Pubblica sicurezza guidato da Franco Gabrielli. Ma è finito anche sui tavoli della Commissione europea: a livello tecnico, del resto, il confronto con gli uffici del ministero dell’Interno, diretto da Marco Minniti, è quotidiano. I dati dei flussi dalle coste turche vanno dunque tenuti sott’occhio. Nessuna emergenza, per ora. Ma la tendenza all’aumento continuo è sospetta. Dall’inizio dell’anno a oggi, infatti, sono giunti dalla Turchia 2.211 stranieri in Grecia e Italia.
Il dato in sé non è sconvolgente. Comincia a esserlo, però, se si confronta con l’intero 2016: arrivarono dallo stato di Ankara solo 578 migranti. Nel 2017, dunque, in sei mesi si è quadruplicato il flusso di tutto l’anno prima. Non si può sottovalutare. E non è finita. Sono le modalità di queste rotte a impensierire. Non ci sono, intanto, gommoni. Nulla a che vedere con la Libia a quanto risulta finora. E non si avvistano neanche barconi malmessi. L’ultimo approdo a Portopalo di Capo Passero, in Sicilia, alcuni giorni fa, ha visto un’imbarcazione a vela con una cinquantina di immigrati. I porti italiani interessati, vista la provenienza, sono infatti quelli di Puglia, Calabria e del sud est della Sicilia.
Le imbarcazioni utilizzate, simili a quella di Portopalo, sono definite in gergo «unità da diporto» e sono a vela. Dove c’è sempre – come sanno bene gli appassionati del genere – lo skipper: dirige la manovra, in questi casi è anche il comandante. Le informazioni a disposizione di Bruxelles sottolineano come questi skipper per i migranti sulle navi in partenza dalla Turchia siano spesso di nazionalità ucraina. Ed è stato anche accertato il loro reclutamento: attraverso agenzie di lavoro interinali. Canali di ricerca lavoro, sulla carta, legittimi e legali. Di fatto resta il fenomeno criminale alla base: traffico di esseri umani. Gli skipper sono indispensabili per guidare le barche a vela. I migranti in Turchia sono fin troppi, trovare chi è disposto a partire è facile. Nonostante i prezzi richiesti. A differenza dei viaggi della disperazione – e della morte – dalla Libia, il prezzo in Turchia è più alto: 2.500-3mila euro risulta la tariffa richiesta. Le partenze, come al solito, si intensificano proprio in questo periodo dell’anno. Alla Commissione europea, dunque, si interrogano sui motivi e sul da farsi. Le cause scatenanti potrebbero essere diverse. Un controllo meno stringente della polizia di Erdogan. Accordi illegali tra le organizzazioni criminali e le forze dell’ordine di Ankara corrotte. Risultano tra l’altro già arrestati per traffico di esseri umani 19 ucraini, sette russi, quattro siriano e un bielorusso. C’è qualcosa insomma che sfugge. E i numeri in crescita aumentano i timori. Anche in un report di Unhcr del 20 giugno, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, era stato messo in evidenza questo fenomeno. Con l’indicazione delle nazionalità di provenienza: Iraq, Pakistan, Iran, Somalia, Siria e Afghanistan. Un fronte di partenze, insomma, ogni giorno sempre meno da trascurare .