sabato 27 Luglio 2024
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Informazione

Cambridge Analytica avrebbe usato in modo scorretto una grande quantità di dati prendendoli da Facebook.

L’azienda sarebbe entrata in possesso dei dati di 87 milioni di utenti di Facebook e li avrebbe usati per elaborare messaggi mirati e condizionare gli elettori con notizie false. La società di Mark Zuckerberg sapeva e non ha fatto nulla per impedirlo.

Sembra avverarsi ciò che denunciava Edward Snowden1, che la “sorveglianza dei nostri dati digitali sia più invasiva di quanto pensiamo”.

E’ interessante ciò che scrive Annamaria Testa in un articolo per Internazionale: “Con l’arrivo del web il processo di diffusione della disinformazione accelera fino a diventare istantaneo e pervasivo. I destinatari potenziali della disinformazione si moltiplicano esponenzialmente, fino a coincidere con l’universo delle persone in rete (e, se si tratta di immagini, cade anche la barriera linguistica). Si moltiplicano anche le fonti possibili, nel senso che qualsiasi signor Nessuno, senza alcuna speciale abilità e senza dover essere un tiranno o un capo totalitario, può produrre efficace disinformazione, a costo zero. La soglia per catturare l’attenzione in rete si riduce; parliamo di otto secondi. In modo simmetrico, la velocità di fruizione cresce. Tutto ciò diminuisce sia l’impatto potenziale dell’informazione affidabile, che di solito è meno urlata, sia la nostra attitudine a valutare e approfondire”.

Mi domando se ci sia un elemento “di classe” nel privilegiare i social network come fonte d’informazione politica. Noto che le persone di cultura e reddito medio-alto sul web tendono a leggere quotidiani, riviste e siti d’informazione che di solito costano soldi e un certo impegno, mentre lo smartphone è ormai alla portata di tutti e un account Facebook o Twitter è gratuito.

Fonte: Internazionale nr. 1249, Giovanni De Mauro

 

1 Tecnico informatico ex dipendente della Central Intelligence Agency (CIA) responsabile della rivelazione di informazioni segrete governative su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazioni telefoniche.