Chiacchiere sull’impeachment
Dietro la richiesta di impeachment del Presidente della Repubblica da parte di Di Maio vedo un tentativo del capo politico dei 5 Stelle di esorcizzare l’impeachment nei propri confronti da parte del suo movimento. Il fatto che Di Maio, per mesi, abbia sostenuto Mattarella come il garante assoluto e che fino a qualche giorno fa dicesse “i ministri li scelgono Mattarella e Conte” mentre ora chiede l’impeachment del Capo dello Stato, fa pensare ad un naufragio della strategia seguita dal Movimento 5 Stelle in queste settimane: uno scaricare sul Presidente della Repubblica il fallimento della trattativa tra il M5S e la Lega.
Tra l’altro è singolare il fatto che Savona sia stato espresso dalla Lega, ma per qualche motivo a chiedere “lo stato d’accusa” del Presidente Mattarella sia stato il Movimento. Forse Salvini ha usato la voglia di governo dei 5 Stelle per tenerli in sospeso per 84 giorni e poi, alla fine, utilizzare il pretesto del caso Savona per dividersi e costringere anche il Movimento a tornare indietro.
I recenti avvenimenti ci consegnano le menzogne di Lega e Movimento 5 Stelle. Questi due partiti avevano un progetto di governo di cui non hanno mai parlato con trasparenza prima e che non hanno mai davvero svelato fino in fondo in campagna elettorale: non hanno mai detto di voler abbandonare l’Euro. In altre parole hanno mentito ai cittadini italiani e ai propri elettori. Mentito sulle proprie intenzioni, e mentito di conseguenza sull’impatto di queste scelte. La prova della menzogna è in quei documenti, quei programmi di governo che sono stati conosciuti solo perché passati alla stampa. Mattarella aveva il potere e il dovere di evidenziare le implicazioni internazionali che la scelta avrebbe avuto.
Domenica all’ora di pranzo Paolo Savona ha diffuso una dichiarazione di amicizia con l’Europa che secondo alcuni avrebbe dovuto tranquillizzare Mattarella e schiudere al professore le porte di Palazzo Chigi. Ma prima ancora di valutarne il contenuto già il fatto che Savona avesse deciso di postare il suo intervento sul sito www.scenarieconomici.it deve essere sembrato a Mattarella uno sberleffo, come se qualcuno per fare l’elogio della castità scegliesse le pagine di Playboy.
Il sito www.scenarieconomici.it è infatti uno dei siti di riferimento per economisti, intellettuali e giornalisti che tifano per l’uscita dell’Italia dall’Euro. Lo gestisce il professore di Economia Politica Antonio Maria Rinaldi, presidente dell’associazione “Riscossa Italiana” e firmatario del manifesto di solidarietà europea per il ritorno concordato alle valute nazionali. I suoi libri più noti si intitolano “Fallimento dell’Euro” ed “Europa Kaputt”. Il motto: “Riprendiamoci le chiavi di casa”.
Rinaldi è allievo di Paolo Savona che a www.scenarieconomici.it ha affidato alcuni dei suoi interventi più significativi sul tema dell’Europa e della moneta unica firmando, tra l’altro, una guida pratica all’uscita dall’Euro spesso citata in questi giorni come “piano B”. È un piano molto dettagliato, elaborato da un economista inglese e poi adattato al nostro paese, che prefigura una procedura segreta per far trovare gli Italiani di fronte al fatto compiuto. Tra l’altro il piano mette in conto un default e la possibilità che i creditori debbano accettare una riduzione proporzionale della loro quota del debito italiano. Presentarsi ai mercati con il dubbio che il ministro dell’Economia condivida un simile progetto non è il modo migliore per farsi prestare i circa 400 miliardi che ogni anno servono allo Stato per finanziare stipendi, pensioni, scuole, ospedali e strade.
Se il popolo italiano cercava un avvocato l’ha trovato al Quirinale.
A mio avviso il Presidente della Repubblica ha esercitato il proprio dovere facendo riferimento preciso, in relazione alla figura di un ministro, ad alcuni valori costituzionali ben individuati. Innanzitutto all’articolo 117 della Costituzione che prevede che lo Stato e le Regioni, nella loro potestà, rispettino i principi, le convenzioni internazionali, l’ordinamento comunitario e l’ordinamento europeo; poi l’articolo 47, nel quale è scritto che è compito della Repubblica la tutela del risparmio. Mi pare che le vicende dei giorni scorsi dimostrino con evidenza la necessità di questa tutela. Mattarella ha quindi svolto una valutazione doverosa sull’adeguatezza di una persona chiamata a svolgere il compito di Ministro dell’Economia nella tutela di tali valori costituzionali. Il Capo dello Stato non è né un notaio della volontà politica né una persona libera di fare ciò che crede. Deve invece partecipare con un elevatissimo contributo a ciò che la Carta costituzionale gli impone.
L’impeachment, cioè la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, può essere previsto solo per attentato alla Costituzione o per alto tradimento. Mi pare che l’esercitare un potere/dovere conferito dalla Costituzione non possa essere considerato nemmeno in astratto un attentato alla Costituzione stessa.
Nel nostro paese in troppi pensiamo che si debba riscrivere la Costituzione senza rileggerla. In troppi non conosciamo esattamente quello che dice la nostra Carta Costituzionale. È una Costituzione che nasce dal basso, dalla Resistenza, da un‘Assemblea Costituente di cui spesso dimentichiamo l’importanza. In questo senso credo che la Costituzione abbia un ruolo fondamentale e che non si possa né modificarla svuotandola dal suo interno come cercò di fare Renzi con il suo fallimentare referendum, né svuotarla di fatto come ha tentato di fare il contratto Lega-M5S.
Il Presidente della Repubblica ha tutto il diritto, concesso dalla Costituzione, di non accettare imposizioni di ministri se ritiene che questi agiscano in contrasto alla tutela dello stato italiano. Certo, si può essere d’accordo o meno, ma è così. È una questione di regole sancite da una Carta che “spalma” il potere tra diversi soggetti istituzionali, tra i quali il Capo dello Stato. Purtroppo ci sono voluti il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale per fare nostro questo concetto essenziale.
Da ultimo, non comprendo la manovra di Di Maio con il ricorso all’articolo 90 della Costituzione sulla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, visto e considerato che sia il Movimento 5 Stelle sia la Lega erano contrari alla riforma costituzionale.
Un luogo comune vuole che i partiti cambino spesso opinione a seconda della convenienza. Lega e Movimento 5 Stelle hanno dimostrato di non fare eccezione.
Fonti:
- Trasmissione “Otto e mezzo” (La7) – Paolo Pagliaro
- Repubblica TV – Giovanni Maria Flick
- Il Corriere della Sera – Massimo Franco
- l’Huffington Post – Lucia Annunziata
- L’Espresso – Marco Damiano
- Il Fatto Quotidiano – commenti
- Il Manifesto – commenti