l’inquietante parlamento privato di rappresentanza
L’atto di battesimo nell’ambito dell’esecutivo giallo-verde di un ministero incaricato non solo più di occuparsi dei rapporti col Parlamento, ma pure di assecondare nuove forme di democrazia diretta, aveva già fatto presagire che il suo obiettivo preminente consistesse in una revisione (in linea con il contratto per un “governo del cambiamento”) dell’ordinamento politico-istituzionale vigente, fondato sulla democrazia rappresentativa e parlamentare quale sancita dalla Costituzione repubblicana.
Che questo sia in sostanza il principale compito assegnato dai Cinquestelle e dai leghisti al nuovo dicastero è divenuto adesso più esplicito ed evidente dopo quanto Davide Casaleggio ha dichiarato senza mezzi termini in un’intervista rilasciata qualche settimana fa a Mario Giordano per il quotidiano “La Verità”. Il figlio di Gianroberto (fondatore dell’Associazione Rousseau e ispiratore del Movimento pentastellato) ha infatti affermato che la democrazia parlamentare è in via di superamento e che verrà sicuramente rimpiazzata, nel giro di un lustro o anche meno, da un nuovo pervasivo sistema elettivo e di governo reso possibile dalle piattaforme e dai canali della Rete.
In sostanza, stando a questa sua “profezia”, Internet e le tecnologie digitali svuoterebbero le funzioni e la ragion d’essere del Parlamento determinandone in pratica l’estinzione. Di conseguenza, ciò segnerebbe l’avvento di una democrazia diretta a tutti gli effetti, quale fase finale e mèta della “rivoluzione populista”. Di qui la nascita di un sistema legislativo, senza più deleghe e intermediazioni; e di un esecutivo con pieni poteri decisionali: perciò con il duplice vantaggio, rispetto al passato, di eliminare i particolarismi della democrazia parlamentare e di rendere più efficace l’opera di governo.
A sua volta Beppe Grillo, che aveva ripetuto di considerare il Parlamento qualcosa da aprire come “una scatola di tonno”, è giunto a sostenere che una delle due Camere potrebbe venire eletta mediante l’estrazione a sorte di un gruppo di cittadini (scelti in modo proporzionale per età, sesso e reddito al Nord e al Sud) chiamati a esprimersi on line così da rappresentare (secondo il garante dei pentastellati) “veramente il Paese”.
Di fronte a entrambe queste sortite sarebbe certamente un’arma spuntata sostenere che a Montecitorio e a Palazzo Madama tutto abbia funzionato sempre alla perfezione, e che i governi fin qui susseguitisi abbiano agito in modo efficiente o che le loro decisioni più importanti non siano dipese dai calcoli di una ristretta cerchia di leader di partito, come è invece accaduto sovente secondo vecchi rituali e schemi autoreferenziali.
Ma tutto questo e la decrescente affluenza alle urne dell’elettorato nei Paesi più avanzati nulla tolgono alla centralità del Parlamento che, quale sede di un confronto di idee e di opinioni diverse, rimane pur sempre il requisito e il presidio fondamentale di un’autentica democrazia liberale e pluralista.
Inoltre non esiste di fatto un popolo come un’entità totalmente omogenea e coesa, tale da far valere una “volontà generale”, come quanto stava scritto nell’assunto ideologico di Rousseau e ora riportato in auge da Casaleggio, secondo il quale la tecnologia digitale garantirebbe a tutti i cittadini una partecipazione attiva, di prima persona e ogni giorno verificabile, nella gestione collettiva della cosa pubblica, e al governo, che ne è l’espressione, una linea di condotta limpida e coerente.
Di conseguenza, i partiti finirebbero per essere emarginati di fatto dalla scena politica o ridotti a soggetti marginali, per non parlare della sorte dei corpi intermedi, privati di ogni forma di rappresentanza.
Per di più Davide Casaleggio, in una recente intervista a Enrico Mentana, ha puntato il dito contro i giornali, in quanto colpevoli, secondo lui, di pubblicare fake news o valutazioni preconcette. Anche la libertà di informazione e di critica potrebbe pertanto correre il rischio di censure e sanzioni, mentre la catena della Rete darebbe modo a coloro che del governo detengono il timone di servirsene come uno strumento di manipolazione del consenso.
Insomma, quanto è venuto profilandosi all’orizzonte, stando a ciò che sta bollendo nella pentola progettuale della Casaleggio Associati, è una prospettiva tanto più inquietante, se si considera sia il fatto che mai prima d’ora nella storia della Repubblica l’opposizione è risultata così fragile, priva di una concreta alternativa politica; e che in nessun altro paese d’Europa (dove pur sono emersi alla ribalta movimenti populisti antisistema) si è arrivati al punto da teorizzare l’inutilità del Parlamento e l’eclissi della democrazia parlamentare.