Comunicato di Squola sui fatti di Genga
La cosa più GRAVE, forse.
La cosa più grave, forse, non sono neanche gli osceni gadget della più buia epoca dell’italia contemporanea, busti, effigi, bandiere e anche manganelli presenti sui banchi di ambulanti in pubblici mercati. La cosa più grave forse è l’abitudine che abbiamo fatto queste orribili presenze come fosse normale che il simbolo dello stupro della democrazia venga iconizzato come un padrepio da pietralcina qualsiasi. Questa indifferenza è forse la cosa politicamente piu inquietante e che ci deve interrogare. Indifferenza simbolo di quel degrado sociale e intellettuale di cui i risultati elettorali ne sono plastica immagine. Lo sdoganamento del fascismo in termini intellettuali (e conseguentemente politici) non è una operazione di oggi, ma ha avuto una sua organica implementazione fin dalla metà degli anni novanta e probabilmente assume la caratura di immagine iconica la presenza del capo degli squadristi di colle oppio, con un tesserino da “ministro della repubblica”(??!!?) in giacca mimetica, nella cabina di regia dei massacri di Genova 2001. Un processo politico bi-partisan volto allo svuotamento della carta costituzionale “da dentro” eliminandone il fulcro centrale cioè la sua origine “democratica PERCHÉ antifascista”. La crisi economica, capitolazione finale del capitalismo familistico dal volto umano di stampo democristian-olivettistico, che aveva caratterizzato lo sviluppo economico dopato dalla NATO del dopo guerra, ne risulta elemento esogeno ma non per questo meno fortemente rilevante. Una micidiale mescolanza di fattori sociali, culturali economici e politici stanno portando ad una erosione di fondo delle connessioni sociali che fino ad oggi avevano permesso una lontana parvenza di pacifica convivenza.
Dentro quest’incubo storico in cui, è vero che la storia non si ripete mai uguale, ma assomiglia in maniera inquietante, risulta ordinario che ad un fascista dichiarato come il maceratese Traini venga dato il porto d’armi e che poi questo vada in giro indisturbato a sparare agli esseri umani con l’unica discriminante del colore della pelle (e poi magari che un ministro si immagini di vietare la manifestazione), che i “fascisti del III millennio” aprano sedi e facciano campagne elettorali, mentre templi della democrazia come la “casa delle donne”, i centri sociali e altri polmoni democratici, vengano sgomberati con violenza e ferocia, che si venga accoltellati solo perché non si è dell’orientamento sessuale dominante, o bruciati perché si è poveri o rom. Le produzioni amministrative di provvedimenti esplicitamente razzisti, sessisti, indirizzati contro il degrado (cioè il povero “visibile”) completano il quadro, insieme ai manganelli, ai busti e le tazze con le effigi del boia nazionale del ventesimo secolo nelle bancarelle di un mercato.
La cosa piu GRAVE forse, non sono tanto queste azioni squadristiche che si moltiplicano con frequenza preoccupante ma che tutto ciò avvenga senza che l’anestetizzata e asfittica società civile ne venga minimamente scossa. Indifferenza generalizzata e appiattente.
Dentro questo degradato quadro il nostro rispetto massimo va a tutte e tutti quegli esseri umani, come il nostro amico della rivista Malamente che domenica scorsa a Genga, è riuscito a spezzare questa criminale connivenza sociale con l’idea stessa si dittatura, e come avrebbe scritto Calamandrei “per DIGNITA’ e non per odio” ha chiesto con forza e determinazione la rimozione della paccottiglia fascista dai banchi del mercato. Azione legittima, educativamente sensata, politicamente opportuna, eticamente inoppugnabile. La sproporzionata reazione fatta di percosse, minacce con i manganelli, inseguimento alla auto in cui viaggiava con la famiglia ed i bambini, i calci ed i danneggiamenti sono l’isterica reazione del piccolo borghese da sempre pilastro del fascismo, lontano parente di chi metteva le bombe nelle piazze e nei vagoni.
A questa famiglia e tutte quelle donne e quegli uomini capaci ancora di indignarsi, va tutto il nostro appoggio più incondizionato e militante.
ODIO GLI INDIFFERENTI (Antonio Gramsci)
“Chi si fa i cazzi suoi fa parte del Problema” (99 posse)
Squola SPA