mercoledì 11 Settembre 2024
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Migrazioni

Bene ha fatto il Partito Democratico e Italia Viva a spingere, nel “decreto rilancio”, per la regolarizzazione di una parte dei migranti irregolari che vivono in Italia. Bene ha fatto la ministra Teresa Bellanova a puntare i piedi. Bravissima ministra!
È un primo passo importante, seppur parziale, verso il riconoscimento dei diritti e della dignità di centinaia di migliaia di persone.

Ci vuole un grande patto con il mondo del lavoro agricolo in tre tappe: lotta contro il caporalato, contratti di lavoro regolari, permesso di soggiorno. Non c’è solo il problema della stagione di raccolti, che può diventare fondamentale trasformandosi in emergenza alimentare. Il punto è che un paese che lotta contro l’epidemia non può avere fantasmi senza identità, che non siano rintracciabili o che vivano in baraccopoli illegali e prive di qualunque garanzia sanitaria.
Regolarizzare i lavoratori stranieri non è un favore fatto a loro, ma all’Italia, perché ne va della salute pubblica.

La maggior parte degli esperti di immigrazione ritiene in generale che le regolarizzazioni portino benefici tangibili sia per i migranti – che ottengono diritti e un regolare contratto, e in caso contrario possono rivolgersi senza preoccupazioni alle autorità – sia per lo Stato. La campagna Ero straniero, che da anni promuove una sanatoria mirata per i migranti irregolari, ha stimato che lo Stato otterrebbe ogni anno circa un miliardo di euro in più per i maggiori introiti fiscali dovuti ai contributi pagati dai lavoratori irregolari. Per non parlare dei benefici dal punto di vista della sicurezza e della salute pubblica, particolarmente importanti in un periodo di pandemia globale.

Ora abbiamo bisogno urgente di una legge sull’immigrazione che gestisca attraverso la nostra rete diplomatica gli ingressi regolari dai paesi di provenienza.
Le migrazioni sono un dato strutturale del pianeta, nemmeno il Covid-19 le ferma. È inevitabile che nell’emergenza si facciano scelte senza precedenti come la quarantena sulle navi. Però la contrapposizione tra salute e umanità è inaccettabile. Così si perde una democrazia. Il coronavirus non allontana l’Europa e l’Africa ma li stringe in destini intrecciati. Dobbiamo pensare a corridoi umanitari.
Vanno svuotati i centri di accoglienza della Libia con un’iniziativa europea, che coinvolga Unione africana, Onu e Ong.