Rianimazione, fuori l’ultimo paziente Tempesta: «Magari non riaprisse più»
Chiude l’ultima Rianimazione Covid dell’ospedale Marche Nord. «Dopo oltre 16 settimane, oggi (ieri, per chi legge ndr) abbiamo trasferito l’ultimo paziente – ha spiegato Michele Tempesta, direttore del dipartimento di Emergenza-Urgenza -. Ovviamente restiamo pronti ad accogliere eventuali nuovi degenti Covid in gravi condizioni, ma ci auguriamo di poter tenere chiuso il reparto per molto tempo». Dottor Tempesta, come raccontare questi due mesi di emergenza? «Ricordando che siamo passati da un decina di posti letto di una sola rianimazione, agli oltre 40-42 nelle cinque che abbiamo organizzato in pochi giorni. L’organizzazione è cambiata costantemente con il crescere dell’epidemia, ma siamo riusciti a dare a tutti i 131 pazienti che abbiamo curato il massimo e il meglio delle cure possibili» Il giorno più brutto? «In realtà sono stati due – dice Tempesta – Quello del ricovero della prima paziente arrivata già gravissima di notte da Fano, quando ancora qui intorno non si erano verificati altri casi. Lì abbiamo avuto il presentimento che poteva accadere qualcosa di grave e ricordo che con i colleghi ci interrogammo come poter seguire al meglio altri pazienti. Di lì a pochi giorni fummo invasi da un’ondata di ammalati in condizioni spaventose e in misura ben superiore alle nostre aspettative». Pensando a quei giorni duri e molto complicati, ha qualcosa da rimproverarsi? «No, perché abbiamo tentato tutto ciò che era nelle nostre possibilità, anche consultando i colleghi delle zone che erano state colpite prima di noi dal virus, da Cremona a Piacenza. Abbiamo usato tutti i farmaci che avevamo a disposizione, dal Tocilizumab alla Clexane. Ma abbiamo imparato altrettanto rapidamente che nella scelta della terapie era decisiva la tempistica con la quale si aggrediva la malattia» Quando è arrivato il primo respiro di sollievo? «Con la prima guarigione, quella di Aurelio Patregnani, il 19 di marzo. Ci ha dato la spinta per andare avanti, fino a qual momento avevamo visto tante, troppe morti» Ora imboccate la fase-due dell’emergenza sanitaria: quella che prevede un graduale ritorno alla normalità… «Si – conferma Tempesta – stiamo lavorando per dare spazio a tutte le patologie, chirurgiche e mediche. Da diversi giorni non stiamo registrando casi di malati Covid che necessitano di cure in rianimazione. Siamo sempre pronti a cambiare l’organizzazione, qualora ce ne fosse bisogno, ma al momento i pazienti che avranno bisogno di queste cure saranno trasferiti nella nuova struttura di Civitanova, cosi da permettere all’azienda ospedaliera di tornare alla quasi normalità dei percorsi» Ci sarà la seconda ondata? «Io naturalmente spero di no, ma non è da escludere. L’attenzione resta comunque massima. Attendiamo fine maggio/primi di giugno quando potremo avere i primi riscontri sugli effetti delle riaperture considerando il periodo di incubazione del virus. Ma ormai siamo attrezzati, ora sappiamo cosa fare» Cosa resta dell’enorme lavoro portato dal personale sanitario in questi mesi? «Un grande spirito di corpo. Ci sono colleghi che per sei settimane hanno scelto di non vedere i figli per poter restare sul posto di lavoro. Potevano chiedere un congedo parentale, non l’hanno fatto sapendo dell’estremo bisogno che avevamo. Un gesto bellissimo». Ora che lei che è stato in prima linea per tante settimane cosa farà, qualche giorno di riposo se lo concede? «Adesso no, perché questo è il momento dei ’grigi’, quelli che non hanno un diagnosi certa di Covid, ma che devono avere percorsi sicuri per loro e per gli altri ammalati che hanno intorno. La guardia è altissima, non possiamo rischiare perché almeno per un anno dovremo convivere con questo maledetto virus»