Crisi in Sahel
29 milioni di sei diversi paesi della regione del Sahel (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Mali, Niger e Nigeria), hanno bisogno di aiuti umanitari a causa di una crescente denutrizione. Lo denunciano le Nazioni Unite in un comunicato pubblicato alcuni giorni fa.
Xavier Creach, il coordinatore dell’Unhcr per il Sahel, ha dichiarato: “I civili pagano il prezzo di un incremento di attacchi mortali, violenze di genere, estorsioni, intimidazioni e sono costretti a fuggire, anche molte volte”.
Un conflitto che si allarga e che coinvolge sempre più attori determinando 5,3 milioni di persone sfollate, migliaia di scuole chiuse e 1,6 milioni di bambini con casi gravi di malnutrizione.
Diversi i conflitti che sconvolgono il Sahel, dalla ribellione dei separatisti nel nord del Mali, iniziata nel 2012 e che ha condotto all’intervento militare francese, al suo allargamento ai vicini Niger e Burkina Faso. E poi i conflitti contro milizie islamiste – da al Qaeda all’Isis – in Mali, Ciad e Nigeria, con il primo paese che ha visto nei mesi scorsi anche l’arrivo di soldati italiani. Un clima che ha portato nel 2014 alla nascita del cosiddetto G-5 Sahel (un coordinamento militare per la sicurezza formato da Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Mauritania) voluto e supervisionato dalla Francia.