domenica 8 Settembre 2024
Politica italiana

LA TRAPPOLA SAUDITA. E LE BUGIE DI RENZI.

Nelle stesse ore in cui il

governo Conte annunciava

il blocco permanente

delle vendite di

armi all’Arabia Saudita

e agli Emirati Arabi Uniti,

il senatore Matteo

Renzi volava a Riyad,

quasi volesse rassicurare

un partner così ingiustamente

sanzionato.

Era il 29 gennaio, e la

crisi di governo scatenata

dal capo di Italia

Viva era in pieno corso.

La carriera politica di Renzi è sporcata

da questa visita: sia per quello

che il senatore ha taciuto nella Capitale

saudita (la guerra per procura

che Sauditi ed Emirati conducono in

Yemen; l’assassinio del giornalista

Jamal Khashoggi) sia per quello che

ha detto, adulando in televisione il

principe ereditario Mohammad bin

Salman (il “nuovo Rinascimento” in –

carnato dal “grande principe”; l’invi –

dia per un costo del lavoro così meravigliosamente

basso). Renzi sapeva

che il governo di cui era parte fino

al 13 gennaio aveva deciso l’embargo

sulle armi. Sapeva che il principe è il

mandante dell’o mi ci di o- sm em bramento

di Khashoggi (2 ottobre

2018). Il rapporto della Cia che lo

conferma è uscito in questi giorni, ma

già nel giugno 2019 l’Onu ne aveva

pubblicato uno simile. Gli 80mila dollari che il senatore ed ex presidente del

Consiglio riceve annualmente dai sauditi –in qualità di membro dell’istituto

Future Investment Initiative, emanazione della monarchia –non saranno illeciti,

ma non cessano di far scandalo.

Nei prossimi mesi o anni sapremo se il governo Draghi cambierà politica

sull ’Arabia Saudita. Se l’Italia si allineerà alle posizioni di Parigi e Londra, che

continuano il loro commercio di armi con Riyad e Abu Dhabi, o se seguirà

l’esempio dei governi che come Conte hanno applicato l’embargo: Germania

in primis, oltre a Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia, Olanda. Anche il presidente

Joe Biden ha deciso di sospendere, sia pure provvisoriamente e parzialmente,

le ingenti forniture d’armi garantite da Trump. I motivi dei vari

embarghi sono due: l’assassinio di Khashoggi e la guerra iniziata dai sauditi

nel 2015, con l’appoggio diretto statunitense e quello indiretto israeliano.

Guerra che continua a seminare migliaia di morti fra i civili e che è sfociata in

un disastro umanitario di proporzioni gigantesche (più di 24 milioni bisogno –

si di aiuto umanitario: l’80 per cento della popolazione).

Fin dal 2018 il presidente Conte aveva deciso di revocare le esportazioni di

missili e bombe a Arabia Saudita ed Emirati: “Adesso si tratta solo di formalizzare

questa posizione e di trarne le conseguenze”, diceva nella conferenza di

fine anno, in risposta a una domanda concernente la vendita di armi e l’as –

sassinio di Khashoggi. Una decisione costosa per le industrie italiane degli

armamenti, accolta

con entusiasmo

dalle associazioni umanitarie

e di sicuro

mal vista dai commercianti d’ar –

  1. Veniva infatti annullato, e non

semplicemente sospeso, l’accordo di

forniture che il governo Renzi aveva

negoziato nel 2016, per un totale di

400 milioni di euro (la fonte è la Rete

Italiana Pace e Disarmo).

Nonostante le conferme che vengono

dalla Cia sulle responsabilità

dirette di Bin Salman nell’assassinio

di Khashoggi (un giornalista inizialmente

favorevole alle riforme del

principe) Renzi non fa autocritiche.

Aveva promesso di spiegare subito

dopo la crisi politica i motivi delle parole

dette a Riyad, e dopo parecchi

giorni è ricorso a un’intervista a sé

stesso, senza senso del ridicolo, seguita

ieri da un’intervista al Giornale.

Nessuna marcia indietro: “intrat –

tenere rapporti” con l’Arabia Saudita

“non solo è giusto, ma è anche necessario.

L’Arabia Saudita è un baluardo

contro l’estremismo islamico ed è uno

dei principali alleati dell’Occiden –

te da decenni. Anche in queste ore –

segnate dalla dura polemica sulla vicenda

Khashoggi – il presidente Biden

ha riaffermato la necessità di

questa amicizia in una telefonata al

Re Salman”.

In parte quel che dice è un’ovvietà:

si possono avere “rapporti” con il regime

saudita, dittatoriale come tanti

altri nel mondo. Ma in questione sono

le vendite di armi, non i rapporti

diplomatici. In parte Renzi mente

spudoratamente (assieme al ministro

di Italia Viva Elena Bonetti): l’Arabia

Saudita non è affatto “un baluardo

contro l’estremismo islami

co ” (immagino e spero che

Renzi alluda al terrorismo e non

all ’estremismo: simili svarioni

lessicali sono inquietanti perché

adottano il vocabolario dei monarchi

sauditi e di Donald

Trump). Erano sauditi gli attentatori

dell’11 settembre, come lo erano

i fondatori dell’Isis. Riyad è

un baluardo per i sunniti che contendono

all’Iran sciita il primato

nel grande Medio Oriente. È un

baluardo per il governo israeliano,

che per anni ha premuto su

Washington perché uscisse

dall ’accordo sul nucleare e attaccasse

militarmente l’Iran. Renzi

mette il piede nella trappola del

Grande Gioco mediorientale e adopera

il linguaggio di Trump, di

Jared Kushner genero dell’ex presidente,

diMike Pompeo, fautori

di un patto militare con Riyad.

Difficile credere che non sappia

quel che fa. Che non abbia letto

neanche un articolo di Khashoggi sul Washington Post.

Non meno inquietante è la disinvoltura con cui il capo di Italia Viva vive il

proprio ruolo di ex presidente del Consiglio e senatore. Nella carica che ricopre

rappresenta l’Italia, quando si reca in Paesi autoritari. È davvero singolare

che non capisca la differenza esistente fra una visita diplomatica e una

visita pagata, che culmina in smaccati esercizi di cortigianeria verso un prin –

cipe ereditario sospetto di assassinio e responsabile in Yemen di una guerra di

sterminio dei civili.

Ma probabilmente Renzi si sente sicuro, convinto com’è che non sia questo

il momento di far traballare la grande alleanza in via di costruzione fra Israele,

Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo, in funzione anti-iraniana. Macron la

pensa come lui, i neo-conservatori in Nord America pure, repubblicani o democratici

che siano. I deputati che nel Parlamento europeo fanno capo al presidente

francese (il gruppo Renew Europe, compreso l’ex ministro per gli Affari

europei Sandro Gozi) si sono recentemente astenuti su una risoluzione

che chiede il blocco di tutte le vendite di armi a Riyad.

Infine, è probabile che Renzi non potesse dire altro, una volta invitato a

intervistare pubblicamente il principe ereditario. L’unica via per evitare lo

scandalo era di rifiutare l’invito, e non prender più soldi dalla monarchia. Renzi

non ne è stato capace, e i veri motivi di quest’incapacità restano oscuri, nonostante

i soliloqui in Internet e le numerose interviste concesse fuori Italia.

 

Barbara Spinelli da “Il Fatto Quotidiano” del 03.03.21