“Non fummo tutti ‘brava gente’: serve scegliere sempre”
Pubblichiamo il discorso tenuto dal presidente del Consiglio al
museo storico della Liberazione di Roma di via Tasso.
»Mario Draghi
Vi ringrazio per avermi invitato, ma soprattutto per questa
visita molto commovente. Si vede la sofferenza quotidiana
di un popolo inerme, senza libertà, senza cibo, nel terrore,
attraverso queste foto, questi manifesti, questi allarmi, queste
minacce. Questo è un luogo simbolo della nostra memoria nazionale.
Via Tasso evoca, anche nei ricordi familiari, l’orrore
dell ’occupazione nazista, la ferocia delle dittature.
Nel momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che,
con le necessarie precauzioni, molti giovani abbiano l’opportu –
nità di visitare queste stanze, di conoscere le storie di tanti combattenti
per la libertà che qui sono stati torturati e uccisi, di capire
fino in fondo il senso del loro sacrificio. E di comprendere che,
senza il loro coraggio, oggi
non avremmo le libertà
e diritti di cui godiamo.
Libertà e diritti che
non sono conquistati per
sempre e non sono barattabili
con nulla. Sono
più fragili di quanto non
si pensi. Non dobbiamo
rivolgerci soltanto ai giovani
ma a tutti i nostri
concittadini. Perché il
dovere della memoria riguarda
tutti. Nessuno escluso.
Assistiamo oggi, spesso sgomenti,
ai segni evidenti di una progressiva perdita
della memoria collettiva dei fatti della Resistenza,
sui valori della quale si fondano la
Repubblica e la nostra Costituzione, e a
troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti.
Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare
e subire l’usura del tempo. Nel
conoscere in profondità la storia di quegli
anni, del fascismo e dell’occupazione nazista,
saremo più consapevoli dell’importanza dei valori repubblicani
e di come sia essenziale difenderli ogni giorno.
Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei
confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari,
qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere
il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà
civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro
le minoranze etniche e religiose. Il linguaggio d’odio, che sfocia
spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i
germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala
pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi
fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il
veleno dell’indifferenza e dell’apatia. La senatrice Liliana Segre
ha voluto che la scritta “Indifferenza ”fosse messa all’ingresso del
memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai
partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono
dall’altra parte in cui – come dice lei – è più facile far finta
di niente.
Nell ’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo
anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”.
Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le
parole di Artom. Significa far morire, un’altra volta, chi mostrò
coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò sé stesso
per consentirci di vivere in un Paese democratico.Ma è nella
ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a
dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione.
È la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà,
sull’amore, sulla giustizia che porta alla riconciliazione