RIFORMA DEL FISCO, IL TEMA ELUSO DAL PREMIER DRAGHI
Elusione. È la parola
che si adopera per
definire gli espedienti
al limite del lecito
tramite cui un
contribuente riesce
a sottrarsi al pagamento del dovuto,
senza incorrere in sanzioni
penali. Specialità italiana, solo
un gradino sotto l’evasione fiscale
vera e propria. Presentando in
Parlamento il suo Pnrr anche
Mario Draghi ha scelto, consapevolmente,
di praticare una forma
di elusione: si è ben guardato
dall ’esporre le linee generali della
riforma del fisco che pure il suo
governo si è impegnato ad approntare
entro fine luglio. Un
impegno vincolante, assunto di
fronte alla Commissione europea.
Il perché di questa elusione,
è presto detto: le posizioni diametralmente
opposte delle forze
politiche che sostengono Draghi,
in materia fiscale, non sembrano
lasciare spiragli di mediazione.
Salvini, come se niente fosse,
continua a fantasticare
di flat tax. Si è già portato
a casa un condono fiscale.
Le tasse intese come
una rapina dello
Stato ai danni del cittadino,
sono da sempre il
cavallo di battaglia delle
campagne elettorali
della destra…e figuriamoci
della prossima!
Le gravi sofferenze economiche
inflitte dalla
pandemia, in particolare
nel settore del lavoro
autonomo, incoraggiano
chi aspira a rappresentarlo
a salire sulle
barricate. Già è partita
l’offensiva contro la rivalutazione
dei valori catastali
degli immobili, additata come una
patrimoniale mascherata. Introdurre
criteri più equi di progressività
nelle aliquote, immaginare
contributi di solidarietà in
favore di chi è rimasto senza reddito,
o anche solo concepire un
minimo prelievo sui grandi patrimoni,
suscita preventive reazioni
bellicose. Insomma, nonostante
l’autorità e le virtù mediatrici
di Draghi, riesce difficile immaginare
una vera riforma del fisco
che non provochi l’uscita dalla
maggioranza dei perdenti.
Tanto più che da agosto scatterà il
semestre bianco ma di fatto s’inaugurerà
una campagna elettorale
lunga otto mesi.
La questione fiscale incombe
su un Paese lacerato che non può
illudersi di fondare la sua ricostruzione
solo sui 248 miliardi in
arrivo da Bruxelles. Gli appetiti
elettorali lasciano inevasa l’u rgenza
di una più equa distribuzione
della ricchezza, senza la
quale oltretutto la ripresa economica
acuirebbe le disuguaglianze.
Dentro alla pandemia –e non
possiamo fargliene una colpa –
c’è anche chi ha incrementato i
suoi fatturati. Solo per fare un esempio,
ha suscitato scalpore la
voce dal sen fuggita di un dirigente
della Federazione degli ordini
dei farmacisti campani:
“Dobbiamo ringraziare Santo
Covid che ci sta dando un’oppor –
tunità incredibile”. Infelice, ma
sincera. Ebbene, i farmacisti, così
come altre categorie, godono di
protezioni dirette nella rappresentanza
parlamentare della destra.
Proporre, come ha fatto la
Uil, una forma di tassazione temporanea
sugli extra-profitti generati
dalla pandemia, destinando
i proventi di tale gettito a nuovi
investimenti e a sostegno
dei più colpiti,
sembrerebbe ragionevole.
Ma l’idea è caduta
nel vuoto. Più complesso,
ma ancor più
necessario, sarebbe
l’adeguamento della
tassazione delle multinazionali
farmaceutiche
e della logistica
così come ha proposto
l’Ocse, col beneplacito
della presidenza Usa.
Solo che ci vorrebbe una
chiara volontà politica.
Per ora Draghi ha
scelto di non esprimersi
su tutta questa
spinosa materia.
La riforma del sistema fiscale
in Italia – un Paese debilitato da
130 miliardi di evasione fiscale –
non può essere un coniglio che si
estrae dal cappello a sorpresa fra
due o tre mesi. 130 miliardi equivalgono
a più di metà del Pnrr, ed
esistono nuovi strumenti per individuare
gli evasori. Ma chi vuole
davvero provarci? Ieri il Sole 24
Ore elogiava la sintonia fra l’azio –
ne del nuovo esecutivo italiano e
l’Amministrazione Biden. Ma
non si può sottacere che il piano
di rilancio dell’economia americana,
da duemila miliardi, è partito
cancellando le agevolazioni
fiscali alle imprese e ai ricchi concesse
da Trump; e introducendo
un’aliquota maggiorata dal 21 al
28 per cento sui bilanci aziendali,
nonché una tassazione dei profitti.
Alla Confindustria non piacerà,
ma questi sono i fatti. In Italia
possiamo far finta di niente
perché tanto arrivano i soldi del
Recovery Plan?
A sinistra è difficile rintracciare
chi anche solo osi pronunciare
la parola “p at ri mo ni a le ”, nella
convinzione che sarebbe foriera
di catastrofi elettorali. Paradossalmente,
solo sparute e generose
esperienze di base –come l’as –
sociazione “Nessuno si salva da
solo” di Pavia che abbiamo raccontato
nei giorni scorsi – prati –
cano forme di “patrimoniale fai
da te”: contribuenti la cui busta
paga o la cui pensione non hanno
subito decurtazioni che decidono
di destinarne una quota ai
concittadini caduti in disgrazia.
Una goccia nel mare.
Ma una vera riforma del prelievo
fiscale resta l’i n c og n i t a
che grava