lunedì 16 Settembre 2024
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Combattere la corruzione

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio in un convegno ha ribadito la volontà del nuovo governo Meloni nel combattere la corruzione.

Il procuratore Raffaele Cantone, con la sua lunga esperienza nella prevenzione e lotta alla corruzione, ha ricordato al Guardasigilli che “è un’esigenza giusta dire che è necessario spezzare la complicità tra corrotto e corruttore, ma la legge Spazzacorrotti l’ha già previsto” e quando fu approvata in Parlamento si disse che con questa norma la corruzione sarebbe state eliminata. E purtroppo, a oggi, non è così.

Nell’ultimo anno, come spiegano i dati della Guarda di Finanza, quasi sei miliardi di euro sono stati sottratti a chi ne aveva diritto, sei miliardi stanziati per la spesa pubblica e finiti nelle mani sbagliate. Sono storie di corruzione, truffe e sprechi che hanno riguardato fondi statali e dell’Unione Europea, spesa sanitaria e assistenziale, fondi bancari assistiti da garanzia e appalti. Complessivamente i finanzieri hanno denunciato più di 45mila persone e inviato quasi ottomila segnalazioni alla Corte dei Conti per un danno alle casse dello Stato di tre miliardi e mezzo. Il male è quindi ancora vivo nel corpo del Paese.

Il senatore Roberto Scarpinato (M5s) in commissione Giustizia ha attaccato Nordio criticando il “depotenziamento della risposta penale nella fase storica in cui le ingentissime risorse economiche del Pnrr hanno mobilitato gli interessi di comitati di affari, delle mafie, di articolate reti corruttive che operano nell’ombra della massoneria deviata”. E chiede se “il governo è consapevole del concreto pericolo che ingenti somme di denaro vengano distratte dalle finalità pubbliche e disperse nel buco nero della corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico”.

Si chiede alla politica di assolvere un compito ben preciso: promuovere un’alfabetizzazione sulla cultura della legalità, fondando una nuova etica pubblica. Come scrive Lirio Abate: “Tra etica e diritto esiste un rapporto inversamente proporzionale. Tanto più si espande la sfera dell’etica, dell’adeguamento spontaneo a regole e a valori condivisi dal corpo sociale, tanto più si restringe la sfera del diritto, momento di imposizione al rispetto delle regole. Non è compito della giurisdizione porre le premesse per la rifondazione dell’etica. Il processo penale è e deve restare una vicenda individuale che non può e non deve assolvere mediante la sua valenza simbolica le funzioni di riorientamento valoriale della collettività.
E la politica non può assolvere il suo compito in questo caso varando nuove leggi, perché non è la norma di legge che crea il valore ma, al contrario, il valore che produce la norma, anche quella non scritta. Questo compito può e deve essere assolto soprattutto nutrendo la cultura della legalità con esempi pratici e reali”.