La debolezza di Meloni
La visita di Giorgio Meloni nel Regno Unito è un segno di debolezza, non di forza.
L’interesse nazionale si difende a Bruxelles e non a Londra che dalla UE ne è uscita, perché la sostenibilità del debito la garantisce Francoforte, non Downing Street.
Il viaggio di Meloni a Londra coincide poi in un periodo complicato per i destini economici del nostro Paese. Ci ritroviamo, unici in Europa, a rispondere della mancata ratifica del Mes e il nostro governo ha manifestato ostilità rispetto alla riforma del Patto di stabilità prospettata da Bruxelles e accettata dalla maggior parte dei paesi europei. Senza contare che sebbene il nostro Pese è il più grande beneficiario del Pnrr, col suo carico da duecento miliardi, siamo terribilmente in ritardo sui progetti di spesa con la concreta possibilità di perdere le prime tranche di finanziamenti nel 2023.
Questo produce scetticismo nei confronti dell’Italia. È notizia di questi giorni che Moody’s e Goldman Sachs hanno inferto un duro colpo ai Btp italiani. Il rating del nostro Paese è a rischio, a un passo dal livello “junk”: spazzatura, con la possibilità di un declassamento il prossimo 19 maggio.