domenica 6 Ottobre 2024
Ambiente

Nubifragi, frane e turbolenze

È stato un fine agosto turbolento, dopo il caldo record di “Nerone” con il suo strascico di incendi, è arrivato il ciclone “Poppea” (ma chi da questi nomi?!) che si è trasformato in un uragano mediterraneo con vento forte, grandine, bombe d’acqua, frane. Dovremo imparare a fare i conti con i fenomeni metereologici estremi per adattarci e cambiare alcuni assetti della nostra vita; solo in Italia dall’inizio 2023 sono aumentati del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022.

 

Nubifragi e turbolenze che interrompono strade, valichi, ritardando e confondendo viaggiatori e autisti. Una metafora di altri nubifragi che confondono la rotta nei comportamenti pubblici e privati e le decisioni che chi governa deve pur prendere.

Frane come quella che ha temporaneamente interrotto la galleria del Fréjus che per un po’ di giorni sarà interdetta al traffico merci su ruota. Un’interruzione che si aggiunge alla chiusura programmata del Traforo del Monte Bianco: alle 17 del 4 settembre l’ultimo mezzo avrebbe dovuto attraversarlo. Vista la paralisi del traffico pesante in Val d’Aosta dopo la frana, la chiusura è stata rimandata. Era programmato che il Traforo del Bianco rimesse chiuso al traffico fino al 18 dicembre. Uno stop di quindici settimane continuative – quasi quattro mesi – per consentire il rifacimento di due porzioni di volta di trecento metri ciascuna, una sul lato italiano e una sul francese. Lo stop autunnale dovrebbe poi ripersi per 18 anni (sic) e qualcuno ha già calcolato l’impatto feroce sul Pil regionale di un tale lunghissimo cantiere. Se ne riparlerà presto. Ma non è finita qui, anche il traforo del Gottardo è chiuso al traffico su rotaia.

L’Italia rischia di restare isolata. Metafora inquietante delle partite importanti che il Governo dovrà giocare a Bruxelles sia sulla manovra di bilancio che sull’immigrazione.