L’accoglienza sospesa
Il Sistema accoglienza integrazione (Sai) sta da tempo dimostrando di essere un modello virtuoso. L’accoglienza diffusa a governance pubblica e territoriale non è solo uno “strumento” di accoglienza assai più efficace di altri, ma un “metodo”, quello del welfare community, dove la collaborazione fra ente locale, terzo settore e cittadinanza si attivano insieme e creano coesione sociale e sviluppo territoriale. Purtroppo oggi c’è una forte preoccupazione per il ritardo dell’emanazione dei decreti con i quali il Governo dovrebbe consentire la prosecuzione dei progetti comunali di accoglienza diffusa.
In Italia sono 8.600, infatti, i posti nei Sai, compresi quelli per i Minori stranieri non accompagnati-Msna, per i quali oltre 200 Comuni italiani titolari hanno presentato domanda di prosecuzione entro lo scorso maggio e sono ancora in attesa di una risposta. A questi si aggiungono gli oltre 4mila posti Sai finanziati tra agosto e settembre 2022 per far fronte alle esigenze di accoglienza determinatesi a seguito dei conflitti in Afghanistan e Ucraina, con scadenza alla fine del 2023, dei quali non si hanno informazioni circa la possibile prosecuzione, nonostante le richieste ufficiali presentate anche dall’Anci nazionale (qui un approfondimento).
Se il governo non provvederà entro fine anno all’emanazione dei decreti, e proprio in un anno che registra il record di arrivi (si è sfondata quota 150mila) «occorrerà trovare una nuova collocazione per migliaia di persone», denuncia il delegato Anci per l’immigrazione Matteo Biffoni. In pericolo anche centinaia di posti di lavoro. Governo ci senti? Meloni-Salvini-Piantedosi, ci siete?