«Urbino deve aprirsi al mondo Gambini invece la vuole in prigione»
Non è una lotta tra Urbino e Pesaro. La città ducale è capoluogo da 170 anni (anche se l’iter si è concluso nei mesi scorsi con l’arrivo dell’ufficialità da parte del Governo). A ribadire che servono programmi attivi è Federico Scaramucci, candidato a sindaco di Urbino per il centrosinistra contro il candidato sindaco del centrodestra Maurizio Gambini nel ballottaggio del 23 e 24 giugno. «Siamo capoluogo di provincia, nonostante il marketing del sindaco che sta per lasciare. Al contrario, Urbino può e deve tornare ad essere capitale culturale italiana e soprattutto europea. Mentre Gambini come uno Zar di provincia ha dichiarato guerra alla costa, Urbino e Pesaro devono fare squadra. Qualcuno cerca nemici e vuole isolare Urbino mettendola contro la costa ma la città che verrà è quella che collabora e insieme al Montefeltro e a Pesaro e si prepara ad ambire al titolo di capitale Europea della cultura nel 2033 sulla esperienza di Pesaro capitale italiana della cultura 2024. Il vuoto che Gambini vuole fare intorno ad Urbino serve a nascondere il suo vuoto progettuale in ambito culturale e artistico».Lei sostiene che ci sia questa strategia?«La collina che fa la guerra al mare, il Montefeltro che punta le armi contro il monte San Bartolo. Lo zar Gambini ha capito che il suo impero è finito, così si inventa un nuovo nemico. Tanto grande è il vuoto progettuale e relazionale di Gambini, che cerca sempre un nemico: oggi Pesaro, domani Cagli o addirittura Fermignano. Diciamo basta. Urbino deve fare squadra col territorio e valorizzare le proprie bellezze e la sua storia. Gli urbinati però non vogliono fare la guerra: hanno capito l’inganno e domenica 23 e lunedi 24 lo dimostreranno scegliendo un futuro senza nemici, ma con molti alleati, come Pesaro, pronta a darci una mano per questa nuova avventura con la sua esperienza vincente degli ultimi anni. Come Firenze, sul campo della cultura e del turismo, come Bologna, nel campo dell’amministrazione condivisa. Il conflitto e la contrapposizione di cui Gambini è il campione portano isolamento mentre Urbino ha bisogno di aprirsi. Questo chiedono i giovani, le imprese, l’Università e le famiglie».La sua contro strategia qual è? «Realizzare progetti ambiziosi nei primi sei mesi della nuova amministrazione presenteremo tre piani di sviluppo della cultura per far tornare a splendere Urbino nel mondo: arte, musica e letteratura. Poi li sottoporremo ai cittadini che ci diranno quali sono graditi. I più funzionali e ambiziosi, quelli approvati dai cittadini, porteranno alla rinascita culturale della città dopo anni di torpore e poi alla candidatura di Urbino e Pesaro come Capitale europea della cultura del 2033».Anche Maria Francesca Crespini leader di Futura che martedì ha ufficializzato l’apparentamento con «La Città che verrà» di Scaramucci dice: «Quello che conta sono i numeri, il 52,5% degli elettori (ovvero 45% ottenuto da Scaramucci e il 7% da Crespini) non vuole più a Gambini. L’ha bocciato. Esalta il suo 48% ma unendo le nostre forze significa che più della metà delle persone preferiscono noi. Può dire ciò che vuole ma è un dato indelebile, sia che vinca o perda: i cittadini scelgono noi».