Alzheimer: viaggio nella memoria del cuore
Mi ha colpito il dramma di Montefano avvenuto Domenica 7 luglio dove un uomo di 92 anni ha ucciso se stesso e sua moglie 84enne, seduta al suo fianco, affogati entrambi nel giro di pochi minuti. Giuseppe Paolorossi e Rita Caporaletti, due coniugi di Filottrano, sono morti così ieri mattina, in un lago per la pesca sportiva a Montefano. Una tristezza profonda, legata anche alla malattia della moglie, sarebbe dietro al gesto compiuto Domenica dal pensionato. Lei era malata di Alzheimer “Lui non riusciva più a vederla così“.
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Si tratta della forma più comune di demenza, caratterizzata da un declino delle funzioni cognitive, della memoria e delle capacità di svolgere le attività quotidiane. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, l’Alzheimer è diventato una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica.
La malattia di Alzheimer è stata descritta per la prima volta nel 1906 dal neuropatologo Alois Alzheimer (1863-1915). Durante un’autopsia, Alzheimer scoprì cambiamenti anomali nel cervello di una paziente che soffriva di una rara malattia mentale. Queste anomalie includevano placche amiloidi e grovigli neurofibrillari, che oggi sono considerati i segni distintivi della malattia.
I sintomi dell’Alzheimer iniziano generalmente con una leggera perdita di memoria, difficoltà a trovare le parole giuste e confusione. Man mano che la malattia progredisce, i sintomi diventano più gravi, includendo disorientamento, cambiamenti di umore, perdita di memoria a lungo termine e difficoltà a svolgere compiti quotidiani. Nei casi avanzati, i pazienti possono perdere completamente la capacità di comunicare e diventare completamente dipendenti dagli altri per l’assistenza.
Le cause esatte dell’Alzheimer non sono ancora completamente comprese, ma si ritiene che una combinazione di fattori genetici, ambientali e di stile di vita contribuisca allo sviluppo della malattia. L’età avanzata è il fattore di rischio più significativo, ma anche una storia familiare di Alzheimer e specifiche varianti genetiche, come l’APOE ε4, aumentano il rischio. Altri fattori di rischio includono malattie cardiovascolari, diabete, e stile di vita sedentario.
Attualmente, non esiste una cura per l’Alzheimer, ma ci sono trattamenti disponibili che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Questi includono farmaci che possono temporaneamente rallentare il declino cognitivo e terapie non farmacologiche come l’esercizio fisico, una dieta sana e attività cognitive.
In Italia, la malattia di Alzheimer colpisce circa 600.000 persone, rendendola una delle principali sfide per la salute pubblica del paese. La prevalenza della malattia aumenta con l’età, interessando circa il 5% delle persone tra i 65 e i 74 anni, il 13% tra i 75 e gli 84 anni, e il 35% degli ultra 85enni. Questo incremento esponenziale evidenzia la necessità di risorse adeguate per la diagnosi e la gestione della malattia.
L’Alzheimer non solo impatta la vita dei pazienti, ma anche quella dei loro familiari. Molti caregiver si trovano a fronteggiare stress emotivo e difficoltà economiche a causa dell’impegno richiesto per assistere i loro cari. In risposta a queste sfide, diverse organizzazioni, come la Federazione Alzheimer Italia, offrono supporto e risorse per le famiglie colpite dalla demenza.
A livello nazionale, il Piano Nazionale Demenze, adottato nel 2014, rappresenta un importante passo avanti. Questo piano mira a migliorare la diagnosi precoce e la gestione clinica della malattia, oltre a fornire supporto ai pazienti e alle loro famiglie. Le azioni coordinate a livello nazionale e regionale sono fondamentali per affrontare l’impatto crescente dell’Alzheimer sulla società italiana.
La ricerca sull’Alzheimer è un campo in rapida evoluzione, con numerosi studi in corso che mirano a comprendere meglio i meccanismi della malattia e a sviluppare nuove terapie. Recenti scoperte includono la possibilità di utilizzare biomarcatori per una diagnosi precoce e lo sviluppo di farmaci che mirano a ridurre le placche amiloidi nel cervello. Gli scienziati stanno anche esplorando l’uso della terapia genica e delle cellule staminali come potenziali trattamenti futuri.
Sebbene non esista ancora una cura, la ricerca continua a offrire speranza per il futuro. È essenziale aumentare la consapevolezza su questa malattia debilitante e sostenere le iniziative di ricerca che potrebbero portare a nuove terapie e, infine, a una cura.
Di tutto questo si parlerà venerdì 12 luglio a San Michele al Fiume nell’incontro organizzato dal Gruppo Fuoritempo dal titolo “Incontro sul morbo di Alzheimer che colpisce ogni anno milioni di persone” e vedrà la partecipazione di Gabriella Pedata, autrice del libro “La memoria del cuore” ispirato a una storia personale e Claudio Scalzo musicoterapeuta, esperto in terapie non farmacologiche e ideatore de “La TV dei ricordi”.
L’iniziativa si terrà nella Parrocchia di San Michele al Fiume e sarà moderata da Monica Panaroni.
Scopo dell’incontro è suggerire una prospettiva e non solo informare, ma coinvolgere i partecipanti a livello personale e affettivo.
Fonti e Approfondimenti
Per ottenere ulteriori dati e dettagli, puoi consultare:
- Federazione Alzheimer Italia
- Istituto Superiore di Sanità – Piano Nazionale Demenze