sabato 27 Luglio 2024
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Lunga vita al Presidente

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Sì,
parlo proprio del Presidente del Consiglio, di Silvio Berlusconi,
appena colpito dalla mano di un uomo forse non tanto in salute.

Già
alcune settimane fa avevo pensato di scrivere qualcosa di simile come
commento ad altri due episodi : l’invettiva di un ragazzo di un
circolo PD che avrebbe voluto morto Berlusconi e di una pagina di
Facebook che invitava all’odio.
Il
mio ragionamento, lungi dall’assumere connotati emotivi, si basava
sulle conseguenze di un gesto fisico contro il Presidente : sarebbe
diventato oggettivamente un martire, così come capitò a Moro subito
dopo il rapimento e più ancora dopo la sua uccisione; un martire, la
vittima di un’aggressione violenta, ottiene più consensi di quelli
già detenuti, la sua popolarità si allarga e il sentimento popolare
tende ad ingigantirne i meriti a scapito dei demeriti.
Se
vuoi fare la fortuna politica di un avversario, fagli del male
fisicamente.

A
questa verità psicologico-sociale si rifacevano i partiti della
sinistra di un tempo quando tuonavano contro le Brigate Rosse e il
terrorismo, tanto da ipotizzare che fossero quasi strumentalizzate
dalla destra, se non dai servizi segreti.
Un’eco
di questa teoria la si ritrova puntuale in alcuni commenti usciti su
Interrnet nell’immediatezza della recente aggressione al Presidente
: se l’è fatta da solo!

La
realtà, come sempre, è un po’ più complicata; cerco di
analizzarla.
Il
gesto del lanciatore della statuetta è frutto della campagna di odio
istigata dalla sinistra?
Certamente!
Rispondono in coro tutti gli esponenti della maggioranza, i loro
organi di stampa e di TV, i loro siti Internet.
I
genitori dell’aggressore dichiarano di essere elettori PD, ma di
non odiare Berlusconi e che al figlio il Presidente non piaceva, ma
un po’ come a tanti altri italiani come me.

La
sinistra ha fomentato una campagna di odio contro Berlusconi?
Certamente
sì – rispondo io – ma si è sempre trattato di una risposta alla
campagna di odio di Berlusconi contro la sinistra.
Se
c’è una differenza tra le due campagne contrapposte, questa sta
tutta nella personalizzazione : quella di Berlusconi è contro i
comunisti, contro la sinistra, contro la stampa, contro la TV, contro
i giudici, contro la Corte Costituzionale, contro gli ultimi quattro
Presidenti della Repubblica; quella della sinistra è contro di lui.
È
pertanto difficile per un odiatore di destra istigato dalla campagna
di odio di Berlusconi contro la sinistra (ecc.) trovare un bersaglio
che si possa identificare con una persona; potrebbe essere Di Pietro,
ma anche Travaglio, ma anche Mauro o Scalfari (Repubblica), ma anche
Santoro, ma anche… (l’elenco potrebbe continuare a lungo).
Invece
per un odiatore di sinistra non c’è niente di più facile : il
bersaglio è Berlusconi (anche se si piazza bene pure Brunetta).
Ma
chi è che ha voluto con la forza delle sue televisioni
personalizzare a tal modo la politica?
Chi
è che infarcisce ogni suo intervento pubblico col pronome io?
Chi
non perde occasione per incensarsi, magnificarsi, lodarsi come il
meglio del creato?

La
risposta non potrebb’essere che una : se l’è cercata!

E
invece è una risposta sbagliata.
Lo
so che ier sera qualcuno avrà brindato, avrà esultato, avrà
esclamato che era ora; ma l’euforia è comprensibile solo in
galera, quando il recluso gongola per un accidente capitato al suo
giudice, pur restando recluso.
L’aggressione
al Presidente non libera nessuno di noi, rischia anzi di recluderci
per un periodo ancora più lungo.
Dobbiamo
dunque rispettare la rabbia di tutti gli odiatori di Berlusconi come
un sentimento non solo legittimo (al pari degli odiatori della
sinistra), ma frutto di un’impotenza che non riesce a trasformarsi
in alternativa politica, che non trova un riferimento elettorale
credibile e che dunque ristagna e si incattivisce per carenza di
prospettiva.

È
la rabbia di chi è pesantemente colpito dalla crisi ma continua a
vedere in giro l’ostentazione della ricchezza; è la rabbia di chi
sente ripetere continuamente da chi comanda che nessuno verrà
lasciato indietro, mentre è proprio lui che viene lasciato non solo
indietro, ma espulso; la rabbia di chi conduce una vita onesta e si
indigna per i condoni, gli scudi fiscali e le illegalità di ogni
tipo.

Se
questa rabbia non viene presa in carico dalla politica ed espressa
(così come fa Di Pietro in TV), se non viene assunta come forza
portatrice di cambiamento, se viene emarginata, rigettata e
addirittura denunciata come estranea e pericolosa, non possiamo poi
stupirci che qualcuno, più o meno pazzo, più o meno ideologizzato,
più o meno violento cerchi di sfogarla in qualche modo su chi gli
capiti a tiro.

È
un po’ quello che succede con chi dà fuoco al barbone che dorme su
una panchina, a chi ammazza di botte uno perché ha i capelli lunghi,
a chi dà la caccia ai Rom o agli omossessuali : frutto di una
cultura dell’emarginazione, del razzismo, del fascismo condotta, a
volte urlata, proprio da chi si trova oggi al potere e non si cura
minimamente del dovere primo che sarebbe quello di dare l’esempio.