Disarmo nucleare. A che punto siamo?
Nell’arco
di pochi giorni sono state talmente tante le novità nel campo del
nucleare militare, che è stato difficile per tutti commentarle
tempestivamente.
Ho
aspettato di proposito che terminasse questa fase (spiegherò dopo
perché, secondo me, si tratta solo di una fase) prima di tentare
un’analisi della nuova dottrina nucleare statunitense, del nuovo
Trattato Start con la Russia, e del Vertice sulla Sicurezza Nucleare
voluto dal Presidente Obama.
Il
‘Nuclear Posture Review’, atteso da mesi, presenta alcune novità
interessanti: intanto, la dottrina nucleare USA viene inquadrata
all’interno dell’obiettivo globale di un mondo libero da armi
nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli
USA si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella
strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando
quindi il divieto alla proliferazione verticale) né a effettuare
sperimentazioni, e si impegnano a far ratificare e entrare in vigore
il CTBT (Trattato per la messa al bando delle sperimentazioni);
mandano in pensione un’intera categoria di armi nucleari (i TLAM-N,
Cruise a testata nucleare), offrono finalmente le ‘garanzie
negative’ a tutti gli Stati non-nucleari del TNP. Per molti, anche
per me forse, rappresenta una delusione laddove afferma con forza
che, fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo, gli USA
manterranno il loro deterrente, e manda messaggi un po’ minacciosi
all’Iran e alla Corea del Nord (in verità, più che nel testo
della NPR, sono state le parole di Robert Gates che, citando
espressamente quei due Stati, ha affermato ‘tutte le opzioni sono
ancora sul tavolo’).
Il
nuovo accordo Start, firmato a Praga (da non trascurare: il valore
simbolico di quella città!) l’8 aprile, è anche quello arrivato
con qualche mese di ritardo. Rinnova il vecchio trattato scaduto a
fine 2009 ed è stato lanciato come un accordo che riduce del 30% le
armi nucleari strategiche delle due superpotenze. In effetti, non è
proprio così, visto che il metodo del conteggio delle testate è
cambiato (forse i mesi in più sono stati necessari per trovare un
accordo): le testate su ICBM (missili balistici intercontinentali) e
SSBM (missili balistici lanciati da sottomarini) vengono conteggiate
una per una, mentre i cacciabombardieri inclusi negli accordi vengono
conteggiati come una testata, trascurando il fatto che alcuni di
questi giganti dell’aria possono trasportare ciascuno parecchie
armi nucleari. L’altro aspetto deludente di questo nuovo trattato è
che, a differenza di quello che sostituisce, non prevede lo
smantellamento delle armi rimosse: possono semplicemente essere messe
in magazzino per così dire, ma conservate e quindi ipoteticamente
riutilizzate in futuro. Il trattato, tuttavia, prevede un complesso
protocollo (non reso pubblico nei dettagli) per ispezioni e verifiche
reciproche, che è davvero un’eccellente misura di costruzione di
fiducia.
Il
Vertice sulla Sicurezza Nucleare conclusosi ieri (13 aprile) a
Washington ha riunito 47 Stati. L’obiettivo di Obama era quello di
portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, e
di realizzare entro 4 anni un regime di messa in sicurezza di tutto
il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali
interessantissimi (e nuovi), sebbene l’accordo più generale tra
tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante, né
clausole verificabili.
E
oggi, dopo tutte queste novità, mi sento di dire che sono stati
raggiunti alcuni importanti obiettivi. Intanto, Obama è riuscito a
tranquilizzare i falchi interni con l’esplicita non-rinuncia al
deterrente nucleare statunitense nel NPR. In cambio, chiede loro di
ratificare il CTBT. Il nuovo Start, con la debole (e per noi
deludente) riduzione solo del 30% delle armi strategiche attualmente
dispiegate nell’arco di 10 anni, ne rende più probabile la
ratifica (ricordiamo che, secondo la Costituzione USA, i trattati
internazionali per essere ratificati richiedono una maggioranza dei
due terzi al Senato). La stessa strategia usata per la riforma
sanitaria.
E
intanto, però, Obama costruisce una nuova relazione con
l’interlocutore principale, la Russia. Con l’obiettivo, mi sembra
chiaro, di potersi poi presentare più come alleati che come
avversari nella Conferenza di Riesame del Trattato di Non
Proliferazione di maggio.
Nel
Vertice di Washington ha affrontato le tradizionali paure degli
Stati, e la nuova paura di fronte alla proliferazione nucleare in
questo mondo post-11 settembre. Anche la costruzione di un nuovo
rapporto con Hu Jintao fa parte di questa ampia strategia. Il
Trattato sui materiali fissili era un vecchio progetto degli USA,
visto principalmente in funzione anti-proliferazione; ma nel nuovo
contesto del vertice di Washington assume connotati di vero e proprio
percorso multilaterale, rafforzando la visione diversa di questa
amministrazione Usa rispetto alle precedenti.
Tutti
questi passi, vorticosamente susseguitisi nell’arco di meno di
dieci giorni, rappresentano secondo me una fase del progetto di
Barack Obama. Rassicurati i settori più conservatori, gli ambienti
militari (quelli in buona fede, almeno); ricostruite le relazioni di
trattativa e negoziato con gli interlocutori più importanti; ridata
rilevanza anche agli Stati più piccoli e meno potenti sul loro ruolo
dignitoso di partecipanti ad un vero rilancio dell’internazionalismo
multilaterale … Adesso ci si può preparare alle quattro settimane
di vero dibattito internazionale della Conferenza di Riesame, dove
finalmente si potrà iniziare a parlare di ciò che ci sta davvero a
cuore: le misure necessarie per realizzare il ‘disarmo nucleare
completo e generalizzato, sotto un rigoroso ed efficace controllo
internazionale’, come sta scritto nell’articolo VI del Trattato
di Non Proliferazione, e come Obama si era impegnato a fare a Praga,
il 5 aprile 2009.
Il
ruolo di noi, organizzazioni di società civile, in tutto questo?
Continuare a ribadire che l’obiettivo da perseguire è il disarmo
nucleare totale. Riconoscere i passi avanti, incoraggiare chi li
persegue. Esprimere anche la delusione, dove ci sta, ma non
permettere che le delusioni ci impediscano di identificare il
positivo. E, soprattutto, mobilitarci per mostrare da che parte sta
l’opinione pubblica. La Convenzione per la messa al bando delle
armi nucleari potrebbe essere lo strumento giusto, per creare una
grande campagna globale, con associazioni, Ong internazionali,
sindaci, parlamentari, giuristi, medici, sindacati, e chi più ne ha,
più ne metta. I Presidenti (tutti) che vorranno spronare e
convincere i recalcitranti hanno bisogno di poter dire: le donne e
gli uomini del mondo ci chiedono il coraggio di andare avanti sulla
strada del disarmo, con fiducia e con onestà.