Economia: il coraggio che manca a tutti
L’Europa sta sempre peggio
e purtroppo all’orizzonte non si intravede un medico che abbia in
tasca la cura giusta per riuscire a guarirla o quantomeno a
rimetterla in piedi in condizioni decenti.
Venerdì è stata la
solita giornata di ordinaria tragedia sui mercati, segnata da una
serie di notizie negative: in Italia la disoccupazione è tornata ai
massimi dal 1993, in Spagna è stata data la notizia di cento
miliardi di euro ritirati dalle banche nei primi tre mesi dell’anno.
Gli stessi Stati Uniti hanno regalato un dato negativo con la
disoccupazione che è tornata a crescere, segno che anche la
locomotiva americana tira poco. Si riaffaccia pure lo spread, tornato
a risalire pesantemente. Conseguenza: borse con gli indici tutti
pesantemente in ribasso, con Milano e Madrid che hanno segnato i
risultati peggiori.
L’Europa ha tenuto
diciotto vertici, ma dopo un anno e mezzo, nonostante tutti questi
appuntamenti, sono rimaste le solite differenze. Da una parte la
maggioranza degli stati europei (Francia e Italia in testa) che
spingono per varare un piano per far crescere il vecchio continente,
dall’altra la Germania che continua a rispondere “no”, convinta
che prima ci debba essere il rigore nei bilanci e che solo dopo si
possa pensare alla crescita.
Cosa succederà? E’ chiaro
che la Merkel non può mollare la presa perché l’anno prossimo dovrà
affrontare le elezioni, che teme di perdere pesantemente; il resto
dell’Europa dal canto suo continuerà a spingere. Quindi nulla di
nuovo accadrà. Anzi, venerdì è ricomparso addirittura l’ex
presidente del consiglio Berlusconi a suggerire alla Germania di
uscire lei stessa dall’euro per risolvere la situazione. Siamo
evidentemente arrivati al tiro al bersaglio per vedere chi la spara
più grossa. Di certo al momento non si intravedono all’orizzonte
risposte valide ai problemi dell’Europa e i mercati continueranno a
darci notizie tristissime.
Tutti sembrano navigare a
vista perché nessuno può dire di aver trovato una soluzione. Un
giorno i capi dei governi e gli economisti ci dicono che andrà
meglio, il giorno successivo sono lì ricordarci che la situazione è
grave, in attesa forse che qualche rimedio piova miracolosamente dal
cielo.
La sensazione è che
questo sistema economico sia ormai arrivato al capolinea e che allo
stesso tempo si abbia paura di ammetterlo, perché fondamentalmente
non si sa come poterlo cambiare.
Nel corso di un intervento
di alcuni giorni fa Mario Draghi, Presidente della Bce, ha ricordato
che l’Eurozona così com’è non può proseguire e che oggi manca una
governance all’altezza della situazione.
Il sentiero che andrebbe
percorso è quello di rimettere in discussione l’intreccio di
interessi e di politiche economiche che ha portato all’attuale
condizione.
In concreto ciò significa
però rimettere in discussione la nostra economia, i nostri stili di
vita, i nostri bisogni.
Ma data la debolezza della
politica attuale nessuno ha il coraggio di ammetterlo e di affermarlo
di fronte ai propri cittadini.