Ecomafia 2012
È stato presentato a Roma
il Rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente, nel quale si conferma il
dilagare delle organizzazioni criminali in settori precisi come
quello dello smaltimento dei rifiuti.
Nel 2011 sono stati 33.817
i reati ambientali scoperti, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più
rispetto al 2010. Aumentano in particolare i reati contro il
patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere
d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore
agroalimentare. Questi i principali numeri dell’attacco al patrimonio
ambientale e culturale dell’Italia contenuti nel rapporto.
Da segnalare nello scorso
anno l’aumento degli incendi boschivi, che hanno devastato oltre 60
mila ettari di boschi, così come sono da evidenziare i reati contro
la fauna (commercio delle specie protette, commercio illegale di
pelli pregiate, bracconaggio, combattimenti tra cani, corse ippiche
clandestine,macellazione clandestina) che sono aumentati del 28%, con
ben 7.494 infrazioni.
La maggior parte dei reati
registrati (il 47,7%) riguarda le quattro regioni a tradizionale
presenza mafiosa, con la Campania in testa (5.327 infrazioni),
seguita dalla Calabria (3.892), dalla Sicilia (3.552) e dalla Puglia
(3.345). Mantiene il quinto posto il Lazio (2.463), mentre la prima
regione del nord in classifica è la Lombardia (con 1.607 reati)
seguita dalla Liguria (1.464).
Sempre nel Rapporto viene
confermata la centralità dei settori del cemento e dei rifiuti per
le attività criminali. Anche se i reati nel ciclo dei rifiuti e del
cemento nel 2011 sono in lieve flessione si confermano egualmente
come i settori clou del business dell’ecocriminalità.
Il Rapporto di Legambiente
pone la questione di quale modello di crescita deve adottare il
nostro Paese per uscire dalla drammatica crisi che lo attanaglia. Un
modello che non potrà che essere sostenibile e in grado di far
ripartire al tempo stesso un nuovo ciclo di crescita economica e
insieme la garanzia dei diritti: in questo quadro ambiente e
legalità, ambiente e trasparenza, ambiente e partecipazione
democratica sono esattamente la stessa cosa.
I dati del rapporto
ecomafie confermano una volta di più che sullo smaltimento dei
rifiuti la presenza mafiosa è forte e che questa forza si alimenta
della connivenza con pezzi di pubblica amministrazione e di potere
politico. Alzare la guardia non basta. Il governo deve cambiare le
regole di assegnazione degli appalti e qualificare l’azione di
controllo utilizzando in maniera mirata ed integrata le banche dati
che sono già disponibili. Soprattutto si deve approvare rapidamente
la legge anticorruzione.