Dossier WikiLeaks
“All’estero ci
chiedono come mai in Italia, di fronte ai dossier Wikileaks, non ci
sia stata reazione mentre in altri paesi sono stati allontanati
ministri e giornalisti?
Non ho una risposta se non quella che forse
noi italiani siamo un popolo lobotomizzato, un popolo che non
reagisce, che è addormentato e stordito dalla televisione da una
mancanza di cultura generale e di cultura civica”.
E’ una delle opinioni cheStefania
Maurizi ci ha lasciato durante l’incontro organizzato a Fano,
I misteri della Repubblica
da Ustica al caso Calipari, le mazzette ai Talebani, la guerra degli
americani contro la magistratura italiana, la partita per il
nucleare, fatta di pressioni diplomatiche, tangenti e giochi di
potere. Le trame del Vaticano, la compravendita e lo stoccaggio di
armi, l’assalto delle multinazionali alle nostre istituzioni e al
nostro mercato del cibo. C’è una parte del Paese che procede
nell’ombra e che continua a sottrarsi all’opinione e al giudizio
dei suoi cittadini. È l’Italia taciuta, non detta, che produce
segreti, che coltiva rapporti sconvenienti, che si smentisce nei
fatti. La stessa Italia che tuttavia non è sfuggita allo sguardo di
WikiLeaks, l’organizzazione che ha aperto gli occhi di milioni di
persone sull’inquietante serie di illeciti commessi da governi,
istituzioni e aziende di mezzo mondo, e messo in crisi i Servizi
segreti di molte nazioni. Per la prima volta in questo libro di
Stefania Maurizi – l’unica giornalista italiana a cui Julian
Assange ha consegnato i database segreti di WikiLeaks – vengono
rivelate le informazioni contenute nei file dedicati al nostro Paese:
un percorso unitario che riproduce una preoccupante fotografia “in
negativo”, un quadro brutale e non più trascurabile dei metodi con
i quali si governa l’Italia.
Stefania Maurizi è una
giornalista, si occupa di inchieste. Grazie al suo lavoro è nata la
collaborazione tra WikiLeaks e “La Repubblica” e “L’Espresso”,
per il quale scrive attualmente.
Stefania Maurizi a Fano:Oggi esiste ancora l’eresia di chi continua a combattere per la
libertà delle informazioni perché senza informazioni non c’è
democrazia. Perché come dice Assange “Noi siamo convinti che non
ci sia democrazia laddove ci sono archivi pieni di verità
inconfessabili”. Se prima il problema era il sistema copernicano
avversato come un sistema eretico oggi suona eretico difendere la
libertà di informazione, di parola, la conoscenza di quello che fa
il tuo governo. E’ ciò che fanno Julian Assange, Bradley Edward
Manning, Edward Snowden e Sarah Harrison.