sabato 27 Luglio 2024
Economia

Il piano inclinato

Il nuovo libro del professore Romano Prodi è uno straordinario saggio su come la crescita senza uguaglianza abbia reso le nostre società più ingiuste e di come, per invertire la rotta, occorra restituire valore e peso politico al lavoro.

La grave responsabilità politica per non aver adottato le giuste misure per contrastare le diseguaglianze, racconta Prodi, inizia dagli anni Ottanta in poi (in particolare con le dottrine economiche di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher) quando si è lasciato che il mercato senza freni, il crescente peso della finanza nell’economia e la diminuzione del ruolo redistributivo dello Stato producessero crescenti differenze all’interno di tutti i paesi.

A quel tempo molti economisti pensavano anzi che l’accumulazione della ricchezza nelle classi più abbienti avrebbero favorito gli investimenti e lo sviluppo.

Così naturalmente non è stato e la crisi economica di questi anni ha poi approfondito e allargato il solco delle disparità, senza che si colgano tuttora cenni di un’inversione di tendenza.

Oggi, finalmente, una parte sempre più influente della comunità scientifica sta mettendo in chiaro come non solo le diseguaglianze si possano attenuare senza un rallentamento della crescita, ma come il senso di insicurezza per il futoro e il freno allo sviluppo siano sempre più la conseguenza di una crescente diseguaglianza.

Tecnologia, globalizzazione e finanza: da un loro perverso intreccio nasce l’insicurezza della nostra società. La perversione deriva dal fatto che le scelte politiche non sono state in grado di gestire al meglio i nuovi grandi passaggi della storia umana.

A titolo evocativo Prodi ricorda che nel 2015 la media degli stipendi dei primi 10 dirigenti d’azienda italiani è stata superiore a 13 milioni di euro. Per uguagliare ciò che mediamente i 10 top manager guadagnano in una settimana occorrono oltre 8 anni di un lavoratore medio.

C’è poi una pericolosa tendenza a mettere in discussione la possibilità di mantenere il welfare nei paesi avanzati. Anzi il welfare è sempre più visto come un elemento di freno alla competitività.

Di fronte a noi abbiamo una duplice sfida: da un lato è necessario promuovere la crescita con gli investimenti e l’innovazione, dall’altro dobbiamo attribuire maggiore peso e importanza ai beni comuni come la salute, l’istruzione e l’ambiente: un nuovo ruolo del patrimonio sociale nei confronti del patrimonio individuale.

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Romano Prodi
Il Piano Inclinato
Edizioni Il Mulino