F35: accanimento contro il buon senso
Domenica 17 dicembre è stata pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” un’intervista alla ministra della Difesa Roberta Pinotti.
Ho trovato discutibile la sua affermazione “c’è stato un accanimento a destra e a sinistra sugli F35”, perché non mi pare che Forza Italia e Lega si siano strappate le vesti per impedire l’acquisto dei cacciabombardieri, anzi mi risulta che la destra abbia sempre votato a favore (almeno dalle mozioni da giugno 2013 in poi).
Trovo invece curioso che la compagine politica della ministra abbia cambiato prospettiva nel passaggio dall’opposizione al governo.
Vorrei difatti ricordare ciò che diceva Matteo Renzi nel 2013: “Non capisco perché buttare via una dozzina di miliardi per gli F35”. E ancora: “La più grande arma per costruire la pace non sono gli Eurofighter o gli F35, ma la scuola”. Parole sante!
Alcuni mesi dopo queste affermazioni, Renzi diventa premier, ed ecco confermati i 12 miliardi per gli F35 e la riduzione della spesa per la scuola (in percentuale al Pil) dal 3,8% al 3,5%!
Qualcuno si stupisce che sempre meno persone vadano a votare; io credo si tratti piuttosto di un allontanamento logico se chi sale al Governo smentisce metodicamente le proprie promesse elettorali.
Nell’intervista rilasciata a “La Repubblica” la ministra Pinotti se la prende anche con la “poca cognizione tecnica” di chi critica il progetto degli F35.
E’ possibile che la ministra non abbia mai letto le critiche della Corte dei Conti americana (il Government Accountability Office – Gao) e nemmeno di quella italiana. La prima ha più volte messo in rilievo le falle tecniche e finanziarie del cacciabombardiere, la seconda ha ricordato l’enorme ritardo del programma e l’aumento vertiginoso dei costi. Tutto questo lo si può trovare qui. È ancora più probabile però che la ministra conosca bene le critiche al progetto, ma vada avanti come se nulla fosse… conscia del fatto che poi le persone si stancano di manifestare il proprio dissenso.
Strepitosa poi la gaffe sulla missione in Niger e Afghanistan quando, ancora nell’intervista del quotidiano, Pinotti afferma che “l’Italia ha preso la guida del Prt, ossia del centro che coordina la ricostruzione, di tutta l’area sud occidentale. Non possiamo abbandonarlo perché sarebbe una dimostrazione di scarsa responsabilità”.
Come ha fatto notare Giulio Marcon su Il Manifesto: “Peccato che il Prt (cioè il Provincial Reconstruction Team) di Herat abbia terminato le sue attività nel 2014 e l’Italia non possa oggi guidare un centro che è stato chiuso tre anni fa. Qualcuno può aggiornare la ministra?”.
Vorrei concludere con una mia considerazione sul fatto che il vero accanimento è quello contro il buon senso. Il buon senso che vorrebbe evitare lo sperpero di tante risorse per un inutile aereo militare. Il buon senso che vorrebbe utilizzare quelle risorse magari per la stabilizzazione dei lavoratori precari del Cnr, per l’abolizione del superticket e il perfezionamento del diritto allo studio.