sabato 2 Novembre 2024
Articoli 2018

Europa xenofoba

I migranti sono prima di tutto uomini e donne.

Faccio cinque premesse:

  1. I migranti sono prima di tutto uomini e donne. E per parafrasare Hannah Arendt: la banalità del male è l’assenza dell’empatia. O forse quella cosa che la senatrice Liliana Segre (sopravvissuta alla Shoah) ha chiamato “indifferenza”. L’indifferenza, spesso, equivale alla condanna a morte. Parlando dell’Europa e muovendo oggi accuse (giuste) all’Europa conviene ricordarselo.
  2. Oggi viene usata spesso la parola “clandestino”. Ma che cosa significa?
    La risposta è semplice: è un essere umano sprovvisto di documenti che gli permettono di spostarsi, più o meno liberamente, nel mondo. Il cittadino dei Paesi benestanti, munito di regolare passaporto, ha tutti i diritti e tutti i mezzi di trasporto a sua disposizione. Il clandestino invece no. Il clandestino per spostarsi deve rischiare la vita. Quando diciamo “clandestino” diciamo anche che quella persona ha meno diritto a vivere di noi; e non perché ha commesso delitti, ma perché è nata in un posto sbagliato.
  3. La Politica, con le sue scelte, può certamente cambiare la Storia ma non può cambiare la Geografia. L’Italia sarà sempre uno dei Paesi europei più prossimi all’Africa. I proclami e i tweet del Governo, in particolare di Salvini, non sposteranno l’Italia più a Nord. Saremo sempre lì, a due passi dal continente africano. Invece di intestardirci (disumanizzandoci) sul tema dei respingimenti dovremmo utilizzare le nostre energie, e richiamare le energie dell’Europa, su come far progredire il continente africano.
    Non dimentichiamoci che la povertà, le guerre, i cambiamenti climatici sono la causa delle migrazioni di massa. Se non impostiamo dei ragionamenti seri sulle cause delle migrazioni saremo sempre a fronteggiare il problema da un punto di vista emergenziale. Se è vero quello che dice il Pnud (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e cioè che noi occidentali, che siamo solo un miliardo su una popolazione mondiale di sette miliardi, per mantenere l’attuale benessere abbiamo bisogno dell’80% delle risorse della terra, pensiamo davvero che gli altri sei miliardi si accontentino del 20%?
  4. Certamente l’immigrazione è una grande sfida ma non la si esorcizza bloccando una o più navi. Il grande problema è come si governa questa sfida anche avendo il coraggio di combattere le isterie che ci sono. Ad esempio l’Italia non è un paese invaso, è invece un paese dove tutti gli anni diminuisce la popolazione residente, un paese che si spopola. L’Istat ci dice in queste ore che la popolazione italiana continua a calare regolarmente ogni anno.
    Oggi non esiste in Italia un’emergenza immigrazione. Dallo scorso anno, con l’accordo di Minniti tra Italia e Libia, gli sbarchi sono diminuiti del 77,3%.
    Nel nostro Paese la proporzione degli immigrati sulla popolazione italiana è del 7%, in linea con i più grandi paesi europei, ma la percezione dei cittadini è altissima. Basta dare un’occhiata a questo grafico:

    Perché questa percezione così alta del problema migratorio? Credo per due motivi:
  • c’è chi alimenta questa paura per fini politici;
  • in Italia non abbiamo una politica di integrazione e quindi l’impatto sociale è molto più forte.

 

  1. Si dice spesso che “sul tema immigrazione l’Europa ha lasciato sola l’Italia”. È un’affermazione solo parzialmente vera. Bisogna infatti ricordare che su 704.000 richiedenti asilo (rifugiati) arrivati in Europa negli ultimi 15-16 mesi, 230.000 sono stati presi dalla Germania mentre 120.000 dall’Italia. Questo dato ci fa comprendere che il nostro Paese non è solo. L’Italia ha certamente avuto un sovraccarico, ma i tedeschi si sono fatti carico dell’immigrazione ben più degli italiani.
    Se politici e giornalisti si sforzassero di dire la verità forse i cittadini avrebbero più elementi per giudicare.

L’immigrazione domina le preoccupazioni degli italiani e di quasi tutti gli altri europei. Certamente liquidarla come una questione inesistente, o illusoria, sarebbe un atto di miopia; nessun governo democratico ha diritto di ignorare ciò che turba i suoi elettori. Ma un governo democratico non può e non dove utilizzare le paure per il proprio consenso elettorale. Purtroppo è quello che sta facendo il nostro Governo, e così molti altri governi europei. Salvini è un bugiardo, un bulletto qualunque che crea emergenze inesistenti, vere e proprie favole.
Invece di ascoltare Matteo Salvini o Danilo Toninelli dovremmo ascoltare le parole del Papa: “Quelli che arrivano in Europa scappano dalla guerra o dalla fame. E noi siamo in qualche modo colpevoli perché sfruttiamo le loro terre ma non facciamo alcun tipo di investimento affinché loro possano trarre beneficio. Hanno il diritto di emigrare e hanno diritto ad essere accolti e aiutati. Questo però si deve fare con quella virtù cristiana che è la virtù che dovrebbe essere propria dei governanti, ovvero la prudenza. Cosa significa? Significa accogliere tutti coloro che si ‘possono’ accogliere. E questo per quanto riguarda i numeri. Ma è altrettanto importante una riflessione su “come” accogliere. Perché accogliere significa integrare”.

Oggi l’Europa è bloccata dagli xenofobi.
Per contrastare questa deriva di destra è cruciale che i paesi europei trovino finalmente un accordo sulla riforma del sistema di asilo, che negli ultimi anni si è rivelato totalmente inadeguato.
Ormai da due anni i paesi europei negoziano una serie di modifiche al regolamento di Dublino, pensato per impedire o ridurre gli spostamenti disperati dei richiedenti asilo attraverso l’Europa.
Il nuovo regolamento dovrebbe assicurare che in caso di afflusso eccezionale nei paesi in prima linea, come l’Italia, la Grecia e Malta, il resto d’Europa venga loro in aiuto con un sostegno materiale e finanziario e con la condivisione delle richieste di asilo. La situazione però è completamente bloccata. I paesi dell’est, in particolare quelli del gruppo di Visegrád governato dai populisti, rifiutano la solidarietà se si traduce nell’accoglienza dei profughi. Così la riforma del regolamento di Dublino rimane su un binario morto e la questione mette l’Italia in scacco.
Al vertice europeo abbiamo accettato condizioni molto pesanti per il nostro Paese. Avremmo dovuto portare avanti il progetto di riforma approvato dal Parlamento europeo a larga maggioranza che metteva in discussione il punto fondamentale del porto di primo approdo. Perché non si è fatto? Perché in quella votazione la Lega si è astenuta e il M5S ha votato contro?

Inoltre la Lega non ha mai partecipato, all’interno del Parlamento europeo, a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che si sono svolte, nel corso di due anni, sulla riforma di Dublino!

Oggi in Italia c’è una destra autoritaria e xenofoba al governo, con il M5s subordinato. Chi li ha votati attendeva una condivisione dei valori con quei paesi del gruppo di Visegrád. Ma nell’ultimo vertice europeo si è avuta la dimostrazione che questa alleanza (Italia-gruppo di Visegrád) è un’illusione: a parte il desiderio di respingere tutti i migranti e di chiudere le frontiere, gli obiettivi degli uni sono l’esatto contrario di quelli degli altri.
I populisti ungheresi e polacchi bloccano qualunque accordo sull’accoglienza, circostanza che ha indotto gli italiani, disgustati dalla mancanza di solidarietà europea, a votare a loro volta partiti populisti.
La logica degli egoismi nazionali, che ha trionfato a Bruxelles, finisce infatti per penalizzare solo e soprattutto l’Italia. Toccherà al ministro dell’Interno negoziare la riammissione dei migranti illegali che abbiamo lasciato partire verso un Nord Europa che ora chiude le frontiere. Toccherà a lui creare i centri di detenzione in cui si ingolferanno i nuovi arrivati che “continueremo a doverci tenere”. Toccherà a lui gestire, se ci riuscirà, le espulsioni delle decine di migliaia di irregolari che già affollano il nostro Paese. E se non peseranno sulla sua coscienza i morti che la nuova Europa-fortezza lascerà annegare nel Canale di Sicilia, certo peserà l’ironia di una svolta tanto fortemente voluta e che ora si ritorce contro di lui e  il suo Governo.
Che si dovesse porre con determinazione all’Unione Europea il tema di una politica comunitaria e di un’assunzione di responsabilità non c’è dubbio. Ma lo si può fare senza giocare sulla vita delle persone che sono in mare. Qui c’è un elemento moralmente inaccettabile. Un paese come l’Italia, se decide di mettere il veto sulle decisioni europee, può obbligare l’Europa a discutere. Ci sono mille forme per farsi ascoltare ma giocare sulla pelle di povere persone (uomini, donne, bambini) in mezzo al mare fa parte di una cultura che non può essere la nostra.

 

 

Fonti: Internazionale, La Repubblica, Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano, Umberto Galimberti, L’Espresso, “Otto e mezzo” trasmissione de La7