Invito all’impegno politico
E’ UN INVITO all’impegno politico dei cristiani quello lanciato dal vescovo Armando Trasarti nel suo tradizionale messaggio in occasione della festa del patrono San Paterniano. Parte dal monito, Trasarti: «Non è difficile dar fiato a una serie di preoccupazioni, a fronte delle difficoltà in cui si dibatte la nostra gente, a causa di una crisi economica decennale che ha profondamente inciso sulla stessa tenuta sociale. Non è difficile nemmeno osservare come a tale stato di prostrazione sia venuto associandosi un clima di smarrimento culturale e morale, che ha prodotto un sentimento di rancore diffuso, di indifferenza alle sorti dell’altro, di tensioni e proteste neanche troppo larvate. Non sarebbe difficile, infine, riconoscere pure che un simile disagio sociale ha avuto effetti pesanti in politica». Per questo il vescovo di Fano Fossombrone Cagli e Pergola si domanda: «Dove sono le nostre intelligenze, dove sono le nostre passioni? Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore?». Infine l’invito a non sottrarsi alle proprie responsabilità: «Cari amici, la fede non può essere fumo, ma fuoco nel cuore delle nostre comunità. Credo sia giunto il momento per fare un esame di coscienza e, soprattutto aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena. Ogni società vive e progredisce se minoranze attive animano la vita spirituale e civile e si mettono al servizio di chi nemmeno spera più. Anche nelle nostre cittadine diocesane ‘ricostruire la speranza, ricucire i Paesi, pacificare la società». Per Trasarti, «è doveroso lavorare per il bene comune senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale. Molti di noi, per paura, cercano di non confondersi, di mettersi al riparo, quasi di sottrarsi al comune destino di essere responsabili. Ma i cristiani, in un momento così serio della nostra storia, non possono essere assenti o latitanti, con i loro valori, anzi, come diceva Paolo VI, quali “esperti di umanità”. Sì, non possono disertare quel servizio al bene comune».