venerdì 22 Settembre 2023
Articoli 2020

Chi non possiamo dimenticare

Hanno biografie preziose i 57 cittadini che il Capo dello Stato ha nominato Cavalieri della Repubblica il 2 giugno. Ci sono l’anestesista e il medico di Lodi che si sono presi cura del primo paziente infettato dal Coronavirus, i tre medici padovani che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena, l’operatrice del 118 di Verona che ha soccorso un’anziana donna e le è stata accanto fino alla morte, il team di ricerca dell’Istituto Spallanzani di Roma eccellenza della sanità pubblica e i colleghi dell’ospedale Sacco e dell’Università degli studi di Milano, c’è un’addetta alle pulizie, un farmacista, un preside che ha organizzato la raccolta di pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.

Ha spiegato Mattarella che i nuovi Cavalieri vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tutti nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.

Tra i 57 c’è anche un maresciallo dei Carabinieri siciliano che ha devoluto in beneficienza l’intero stipendio mensile. È un caso limite ma è emblematico di un fenomeno registrato negli ultimi due mesi con l’impennata delle donazioni in campo sanitario e assistenziale. Ha donato qualcosa, secondo la Doxa, il 24% degli italiani e un altro 35% avrebbe intenzione di farlo.

Ma la buona notizia ne nasconde una pessima perché il restante 40% è la quota degli indigenti, vecchi e nuovi, che di una qualche forma di sussidio ora ha bisogno per sopravvivere.

Un altro risvolto rilevato in un articolo su lavoce.info è che la grande mobilitazione degli italiani ha penalizzato alcuni ambiti più tradizionali del Terzo settore. Come la cooperazione internazionale dove le donazioni si sono dimezzate e in qualche caso si sono azzerate.

La beneficienza è aumentata, continua a essere selettiva, ma adesso sono cambiate le priorità.