Il mercato dei vaccini riscrive il capitalismo
Credo che alla Bocconi
e alla Luiss dovranno
al più presto
riorganizzare
alcuni corsi e riscrivere
alcuni testi su
tutto ciò che ha a che fare con il
mercato. La scoperta che non esiste
il mercato non ci arriva questa
volta come l’ossessione ricorrente
di una anziana sinistra, ma
come una constatazione attuale
di fatti mai accaduti da quando esistono
produzione e concorrenza.
Insomma, il capitalismo.
Prendete il caso “vaccini contro il
virus”. Ci sono le formule per produrlo,
ci sono le fabbriche, c’è il
personale adatto, c’è stata tutta la
sperimentazione e il collaudo,
del prodotto, a monte gli investimenti,
a valle le ben calcolate aspettative
di profitto. Ci sono
centri di produzione sparsi nel
mondo, alcuni da oltre 100 mila
dipendenti, alcuni internazionali,
tutti spinti dal grande motore
dell ’investimento e dalla inevitabile
risposta del mercato
che, ci dicono, se il
prodotto funziona, non
ha confini. Infatti, se necessario,
moltiplichi il
prodotto. E naturalmente,
in proporzione,
e anche in sproporzione,
se le condizioni lo
consentono, aumenti il
prezzo. Ora noi stiamo
assistendo alla negazione
di tutto ciò che –nelle
descrizioni e nelle celebrazioni
– era il mercato.
La richiesta cresce, i
pagamenti fluiscono.
Ma la produzione si fa
rada e tende a fermarsi.
A tal punto che si crea,
dicono, un mercato parallelo illegale
o di malavita. Fabbriche esauste?
Avete mai sentito dire
“Spiacente, al momento le nostre
Toyota sono finite?” Il vaccino
anticovid invece manca in ogni
Paese che lo ha comprato sul
mercato (a prezzi, si deve immaginare,
di mercato) tranne quelli
che avevano bloccato il proprio
prodotto nazionale (Stati Uniti e
Inghilterra) fino a esaurimento
della domanda. Situazioni di
guerra ci avevano già mostrato,
in passato, decisioni come quelle
americana e inglese. Ma il blocco
spontaneo del mercato che fa sapere
di avere esaurito la sua capacità
di produzione e comunica
che un adeguamento di prezzo, e
dunque di profitto (pur con tutti
quegli immensi impianti sparsi
nel mondo) non potrebbe cambiare
nulla, è un fatto del tutto
nuovo. Ma non è la sola straordinaria
novità di questo momento
difficile che sembra costruito con
domande senza risposta, come
una cattiva fiaba. Abbiamo visto
il misterioso limite del prodotto
(prodotto di ingegno, brevetto
costoso, investimenti immensi,
in una catena di produzione senza
capolinea).
MA DOBBIAMOtener conto dell’al –
tra stranezza. Non c’è folla che
preme intorno ai luoghi di vaccinazione.
Coloro che si presentano
sono felicemente sorpresi dalla
mancanza di fretta, di attese.
Tutto è ordinato (parlo della mia
esperienza nel Lazio), puntuale,
condotto da persone adatte e
gentili.Ma dopo il prescritto periodo
di attesa, mentre ti dirigi
all ’uscita, non puoi non notare
che c’è troppo poca gente in attesa.
Poche vaccinazioni in una
mattina, è possibile? Parlo ancora
del Lazio per dire
che le notizie dei luoghi
di vaccinazione girano
sui giornali, le televisioni
e l’in formazione
online locali,
dandoci due informazioni
che sono altrettanto
allarmanti e incompatibili.
Qualcuno
non ha ordinato le
dosi di vaccino nel
tempo e nel modo giusto,
e questo qualcuno
(probabilmente un
organo di governo)
sembra avere sbagliato
tempo e dosi. Allo
stesso tempo, la traballante
fiducia nella
scienza, non insolita in Italia (già
quartier generale di terrapiattisti
e no-vax), sembra aver toccato un
livello più grave e pericoloso in una
taciuta ma professata sfiducia
nel vaccino anticovid.
Purtroppo la storia delle stranezze
del momento non finisce
qui. Si fa avanti e si allarga (annunciata
più con orgoglio che
con imbarazzo) la rete dei medici
di famiglia che non vogliono vaccinare
i loro pazienti con motivazioni
come “Sono stanco”oppure
“non sono preparato”.
Il gesto è politico ma finora è
stato raccolto solo come uno sporadico
incidente. Eppure lacera
due punti di fiducia che hanno finora
legato i cittadini al contesto
sociale in cui vivono: il medico e
la medicina. Difficile avere uno
slancio di fiducia e di rapporto amichevole
per il medico che ti
spinge fuori dal suo studio. Difficile
fidarsi di cure da cui il tuo
medico preferisce tenersi alla
larga. Se si aggiunge a questa storia
non esemplare quella di infermieri
e personale paramedico
che (ci dicono i telegiornali) rifiutano
di essere vaccinati (uno
su tre), pur continuando nel loro
rischioso lavoro, abbiamo il quadro
di un crollo di fiducia che impedisce
la coesione umana e sociale.
Privo di identità, non riesce
a ritrovarla, qualunque sia il governo.
È vero che Salvini, componente
e sostenitore del governo,
ti dice di ogni decisione indispensabile
che “non è rispettosa
per gli italiani”, frase originale
ma insensata. Ma tutti noi sappiamo
che sarà difficile governare
finchè c’è sulla stessa barca