«Il nuovo ospedale è necessario Non si perdano certe occasioni»
L’ex primario di Neurologia di Marche Nord rilancia: «Un unico Dea ad Ancona non basta Inutile finanziare la Sanità per pagare i servizi dell’Emilia. Fano? Si utilizzi per le cronicità»
di Luigi Luminati Il dottor Giovanni Pierini è stato a lungo primario di Neurologia a Marche Nord. Fanese, è l’uomo giusto per rispondere a una domanda facile solo sulla carta. C’è bisogno di un nuovo ospedale a Pesaro? «Io credo che ci sia bisogno di un ospedale nuovo, vero, moderno, tecnologicamente innovativo. Non si perdono le occasioni in questa maniera». E ce n’è bisogno non da oggi. «Almeno da 15-20 anni. E l’esigenza di riequilibrare l’offerta ospedaliera verso nord è tale da ben prima di quel periodo. Ora con la pandemia mi pare che sia evidente a tutti che l’unico modo di evitare la mobilità passiva sia farlo a Pesaro. Non va sprecata l’occasione ed il percorso fatto fino all’altro giorno. Non buttiamo via tutto». Ma l’ospedale unico non piace… «Non credo che possa essere l’unico per un territorio così importante. La situazione è cambiata e anche la possibilità di reperire risorse finanziarie attualmente è diversa. Credo che il nome unico non sia azzeccato e non serva. Se a Pesaro si fa un ospedale nuovo con l’ambizione del ‘Dea’ si può mantenere quello di Fano per la cronicità. In fondo stiamo parlando della seconda e terza città delle Marche». Che hanno già un’azienda ospedaliera unica con Marche Nord. «Appunto, non serve lo spoil system ogni volta. Io mi ricordo che quando vent’annni fa si parlava di risonanza magnetica e poi di radioterapia, a un convegno di Confindustria, un sindaco di Ancona disse: una regione, una città e un solo ospedale. Ecco sin da allora la nostra provincia guardava alla sanità emiliana e non all’università medica di Ancona». Anche nella pandemia Torrette è risultata meno forte di quanto previsto… «Quando abbiamo avuto bisogno noi hanno fatto gli splendidi. Vanno ringraziati ma l’ospedale regionale brucia risorse di tutto il territorio. Poi hanno perso qualche passaggio e la pandemia adesso li ha sorpresi impreparati, per non aver fatto le terapie intensive che erano previste da mesi. Marche Nord è invece stata brava a fare le cose velocemente e gestendo le nuove terapie intensive direttamente. Non sono stati sicuramente impreparati». Noi invece dobbiamo guardare alle novità possibili? «Verissimo, ci vuole una sanità territoriale più strutturata, un ospedale di secondo livello per l’alta specialità, capace di frenare la mobilità verso nord ed altri nosocomi risistemati nell’entroterra per rispondere alle esigenze di chi abita qui». Non si può bloccare tutto… «Ovviamente è sbagliato. Ma ci sono già stati errori nel passato, quando si rinunciò all’Irccs non per esigenze sanitarie. Una cosa è comunque sicura: non si possono mantenere ospedali moderni in strutture di oltre cent’anni fa. E’ tutto cambiato nella cura delle persone, vanno cambiati anche gli edifici». L’ospedale unico è stato un errore? «Al di là del nome ci vuole un ospedale nuovo a Pesaro, uno per le cronicità a Fano e una buona sanità territoriale. L’importante è migliorare, innovare, adeguarsi alle necessità della modernità: non mi pare sbagliata la proposta di affidare 50 posti letto congelati per la Sanità privata a Marche Nord che è sceso a 320 posti letto complessivi per la pandemia». Lei ha cambiato lavoro dopo essere andato in pensione: non fa più il neurologo ma produce confetture. «Diciamo che sono diventato un artigiano del miele. Ho cominciato costruendo arnie per un mio nipote e poi ho prodotto direttamente il miele e la confettura di frutta senza succhero ma con il miele come dolcificante. E’ una passione la mia – conclude il dottor Giovanni Pierini – che si evolve anche con la passata, sempre artigianale di pomodoro».