«Dopo quel video minacce anche ai miei»
Paolo Badioli, dirigente della Squadra Mobile, rievoca tensione e paure seguenti ai controlli fatti nel ristorante del leader di «IoApro»
di Elisabetta RossiIl video dei controlli al ristorante di Carriera su Facebook, gli attacchi e le minacce anche di morte nei commenti al post, i giorni della paura. Quelli in cui persino un poliziotto di lungo corso come lui si è trovato a «uscire armato anche per portare a spasso i cani. Mi faceva più paura la possibilità di incontrare un cretino di quelli che mi minacciavano su Facebook che un delinquente vero». Parola di Paolo Badioli, dirigente della Squadra mobile di Pesaro, che ieri è salito sul banco dei testimoni nel processo contro il ristoratore Umberto Carriera e la compagna Clarissa Rosselli per i fatti del 15 gennaio 2021 alla «Grande bellezza» di Mombaroccio. Quella sera, Carriera, aveva deciso di manifestare contro le chiusure imposte come misura anti contagio, tenendo aperti i suoi locali, a Pesaro e Mombaroccio. Ed è in quest’ultimo che Badioli, con i suoi uomini e i polizia locale, andò per i controlli. Una volta dentro, la compagna di Carriera aveva cominciato a riprenderlo col suo telefonino. Immagini pubblicate sui social col commento del ristoratore: «Il depistaggio ha mandato il governo allo sbando, 20 agenti sono arrivati alle 23.40 con il locale già chiuso…. Un’arroganza incredibile, nessuno si è identificato». Post che aveva scatenato un putiferio di commenti contro Badioli. Da qui la decisione del poliziotto di denunciare, sostenendo che quel video fosse stato tagliato e cucito ad arte per denigrarlo. E Carriera e compagna sono finiti a giudizio per diffamazione aggravata in concorso e registrazione fraudolenta. «In 30 anni di servizio – ha detto Badioli – sono stato oggetto di minacce, lesioni, calunnia, e mai ho ritenuto di denunciare. Ma il 15 e 16 gennaio 2021, è successo qualcosa che ha gettato nell’ansia amici, famigliari. Ho ricevuto minacce come: «sceriffo senza cavalla, possa tu vedere tuo figlio sotto un treno» oppure «gli avrei dato quattro sprangate ben assestate», ma anche «bisogna vedere dove abita, vediamo se poi si pavoneggia così». Quella notte sono entrato per primo nel locale di Carriera e mi sono presentato. Gli ho esposto la tacca identificativa e numero di matricola. Alla Rosselli ho detto che non potevo impedirle di registrare ma che non l’autorizzavo a pubblicare. Ma poi quel video è stato caricato su Fb ma senza la parte iniziale in cui io mi qualifico. Ha pubblicato quello che gli interessava per dileggiarmi». Ieri il perito nominato dal giudice ha detto che il video girato dalla Rosselli non ha subito modifiche. Ha aggiunto che mancano filmati precedenti. Ma sul punto la difesa di Carriera, l’avvocato Federico Bartuccioli, non ha dubbi: «Non c’è stato alcun montaggio ad arte per diffamare Badioli. Quel video è integro. Il fatto che manchino filmati precedenti non vuol dire nulla. Possono essere video cancellati perché venuti male. Il perito ha detto che in assenza di quelle immagini non può dire cosa contenessero. E comunque lo vedremo all’ultima udienza se c’è corrispondenza tra il video della Rosselli e quello su Fb».