Le azioni Banca Valconca ora non le vuole nessuno
L’istituto commissariato da Banca d’Italia: titoli passati da 13 euro a 0,70 Dentro oltre 600 risparmiatori della provincia. Lo spettro di Banca Marche
Non è terminata sotto i riflettori, la banca della Valconca, perché il suo cuore era a Morciano di Romagna. Ma i pesaresi che erano soci di questo istituto di credito commissariato da Banca d’Italia, erano e sono tanti, ed anche pesanti. Oltre 600 in tutta la provincia: 200 solo su Pesaro e il resto concentrato tra Montecchio, Gallo e zone limitrofe. Il tutto con in mano un pacchetto azionario pari al 13 per cento del capitale. Più vicina di quello che possa sembrare questa banca perché nella ‘pancia’ della Valconca, tanto per dire, c’erano la villa Bucci in viale della Repubblica, la villa dei Nava nell’ex piazzale Trieste e quindi partecipazioni in diversi hotel della città. Molti piccoli risparmiatori dentro, ma anche alcuni imprenditori (noti, ndr) ed anche di peso tra i soci, soprattutto nell’area di Montecchio.Se siamo vicini ad una piccola Banca delle Marche? Abbastanza. Le azioni di questo istituto di credito sono praticamente carta perché non sono commerciabili – il valore è passato da 13 euro a 0,70 e nessuno le vuole – anche se i soci sperano che la situazione finanziaria possa risollevarsi. Fino ad un anno fa il presidente della popolare Valconca è stato Costanzo Perlini, costruttore edile ed ai tempi ancora presidente provinciale e regionale dei costruttori edili di Confindustria. «Ho mollato lo scorso anno soprattutto per ragioni legate al lavoro che è aumentato molto. Poi fare il presidente di una banca è molto impegnativo. Non ho mai studiato tanto – dice – come nel periodo in cui ho ricoperto quella posizione. Comunque fino a quando ci sono stato io la banca ha chiuso con gli utili».Non è una foresta che cade quella della Valconca, ma il parallelo con Banca delle Marche ci sta tutto: perché la situazione non è bella dopo l’intervento dei commissari di Banca d’Italia che non hanno trovato i parametri in linea con quelli che sono i dettami della banca di stato. Una storia già sentita e che ha fatto danni grossi in provincia. Se è vero che gli industriali-azionisti non si strapperanno le vesti per la situazione dell’istituto di credito, è però vero che molti piccoli risparmiatori non stanno vivendo belle giornate anche perché in tanti hanno messo in questo istituto molti dei loro risparmi. Questo perché «la banca ha attraversato periodi molti buoni per cui in molti la vedevano come un salvadanaio», dice Perlini.A proposito di risparmi c’è anche chi ci sta lasciando, se le cose non cambiano, anche 250mila euro e cioè il lavoro di una vita. Banca d’Italia all’ultimo consiglio d’amministrazione aveva indicato la strada di una fusione o di una aggregazione con un altro istituto di credito indicanto la Blubanca, un braccio della Popolare del Lazio. Che si prendeva il 93 per cento del capitale lasciando solo il 7% ai vecchi soci. Il che voleva significare che un patrimonio ‘teorico’ di centomila euro diventava all’incirca di 10mila sempre teorico. Cosa questa che nell’ultima assemblea ha fatto prevalere i ‘no’ sui ‘si’ all’aggregazione.Dopodiché è arrivata Banca d’Italia e ha commissariato la banca. Una storia già scritta. Per cui per i 600 vale il detto… che Dio ce la mandi buona.m.g.