Pregi e difetti di Elly che sfida le correnti e i dem “di centro”
Elly Schlein è una brava politica, una bella persona
e una sostanziale sognatrice. Con questi
requisiti qui, si capisce subito come non abbia
i requisiti migliori per essere la nuova segretaria
del Partito democratico: sembra troppo “alta”, e
troppo politicamente bella, per poter rivestire un
ruolo che esige (stando a molti predecessori) un surplus
di cattiveria, tatticismo, insipienza, paraculismo,
incapacità e ferocia. Tutte “doti” di cui è – per
fortuna – squisitamente sprovvista.
DUE GIORNI FA, SCHLEIN ha ufficializzato la sua candidatura
alla guida del Pd. Se la vedrà principalmente
con Stefano Bonaccini, che ben conosce e con
cui ha lavorato per anni in Emilia-Romagna. I due si
stimano e sono per molte cose simili e per altrettante
assai diversi. Il favorito, a oggi, è Bonaccini: più noto,
più vincente, con più esperienza, più scaltrezza e
più voti.
Domenica, durante l’i n c o ntro
“Parla da noi”, Schlein è
stata chiara. “La visione del
futuro che parte da noi
parte da tre sfide cruciali:
diseguaglianze, clima
e precarietà. Le destre
non ne parlano, è come
se vivessero in un altro
Paese ”. “Non tutte le leader –
ship femminili sono femministe,
non ce ne facciamo niente
di una premier donna che non
aiuta le altre donne e che non ne
difende i diritti”. “Come si fa a
cancellare il Reddito di cittadinanza?
Meloni ha fatto una manovra
contro i poveri”. “Renzi ha
lasciato solo macerie. Taccia”. Parole
inattaccabili, a meno che
non si abbiano gravissimi problemi
di tifo, disonestà intellettuale
o stupidità (o tutte e tre le cose).
Molti imputano a Schlein la
poca esperienza e il “troppo es
tremismo”. La prima è una critica vera solo in parte,
perché non stiamo parlando di una esordiente
che fino a ieri giocava a frisbee con la Boschi. La seconda
è invece il solito ragionamento volto a uccidere
nella culla qualsiasi vagito di sinistra: ritenere
Schlein “troppo estremista” significa non rendersi
conto che il Pd ha fallito proprio in quanto brodaglia
centrista e continuare a credere che l’unica strada
per vincere le elezioni sia limonare con Calenda
(e Renzi). Tale ragionamento è così cieco e stolto che
va bene solo se a farlo sono i Cappellini & Riotta (con
rispetto parlando).
I punti deboli di Schlein sono da ricercare altrove.
Venerdì era ospite di Otto e mezzo. C’era stato da poco
l’attentato alla sorella Susanna e possiamo solo immaginare
quanto il suo stato d’animo fosse devastato.
Ciò detto e ribadito, nella sua ospitata da Lilli Gruber
si sono ravvisati tre aspetti poco convincenti. Il primo:
il suo eloquio è oltremodo intriso di un politichese
verboso e soporifero. Venerdì avrà detto quattro
volte di essere “contro le logiche di cooptazione
verticale”. Una supercazzola burocratese che affascina
come Gasparri in mutande color pervinca. Lo sa,
Schlein, che la maggioranza degli elettori non sa
neanche cosa voglia dire “cooptazione”? Non dico che
occorra esprimersi per forza trucidamente (per i rutti
c’è già la destra), ma non è il caso che una ragazza così
dotata parli come Breznev. Il secondo: la sua fumosità
sulle alleanze. Sta con Calenda o Conte? Dire che
“a Bologna governiamo con entrambi” fa ridere, perché
quel mischiume lì non è riproducibile su scala nazionale:
o Renzenda o 5 Stelle. Il terzo: l’appoggio che
Schlein avrebbe da Franceschini. Se è vero che per
vincere servono appoggi forti, è altrettanto certo che
pretendere di cambiare un pachiderma come il Pd avendo
accanto Franceschini equivarrebbe a un iper-
gattopardismo puro in salsa renziana 2.0. Ovvero
tutto quello che Schlein ha sempre – meritoria –
mente – combattuto. Buona fortuna.