Biodigestore, altolà ai consiglieri fanesi
Biodigestore, altolà ai consiglieri fanesi
Il comitato contrario all’impianto a Barchi alza il livello dello scontro: «Vi guarderemo negli occhi mentre pretendete di votare per noi»
TERRE ROVERESCHE La notizia data dal Carlino sull’incontro tra Comune di Fano, Aset e Feronia riguardante il biodigestore di Barchi, dopo la reazione del sindaco di Terre Roveresche Sebastianelli, che ha accusato l’amministrazione della città della fortuna di «scorrettezza istituzionale», è seguita ora anche dall’attacco del comitato ‘A difesa del territorio’. Il quale fa sapere ai consiglieri fanesi, sia di maggioranza che di opposizione, «che se l’iter dell’accordo con Feronia andrà avanti e approderà in consiglio per la sua approvazione, verremo a seguire la seduta, perché vogliamo guardare tutti negli occhi mentre pretenderete di decidere del futuro delle nostre comunità». «E vi aspettiamo al Tar (la prima udienza si terrà l’8 marzo, ndr), al Consiglio di Stato se ce ne sarà bisogno, e anche nei tribunali di ogni ordine e grado – aggiunge la nota scritta dal direttivo del comitato -, ricordandovi che siamo disposti a barricate umane contro il tentativo di sopperire all’incapacità di amministrare la terza città delle Marche, sacrificando i nostri territori e le nostre comunità». Comunità, quelle di Terre Roveresche, Mondavio e Fratte Rosa, di circa 10mila persone «di cui Fano vorrebbe ignorare diritti e attività – rincara il comitato cittadino -, perché non è riuscita a fare un biodigestore sul suo territorio pieno di zone industriali adatte ad accoglierlo. Gli amministratori fanesi hanno perso altri due anni, ma se avessero coraggio disporrebbero ancora del tempo necessario per farlo. Invece no, perché costruirlo a casa loro fa perdere voti e consenso. Meglio andare nell’entroterra, a deturpare un territorio già provato, inventandosi piani di bonifica dell’ex discarica comunitaria. Meglio optare per un’area agricola non metanizzata, censita a rischio frana con pericolosità P2, non servita da acquedotto e pubblica fognatura, con una rete stradale fortemente inadeguata. Meglio insediare un impianto di liquefazione del metano e trasportare il gas liquido con carri bombolai che produrranno ulteriore transito di mezzi pesanti e inquinamento». «Non ci stiamo – termina la nota -, e siamo certi che in sede giudiziaria tutte le criticità emergeranno con forza, così come i vizi della procedura di manifestazione d’interesse che abbiamo segnalato alla Corte dei Conti, all’Autorità Anti Corruzione e all’Autorità Garante della Concorrenza». Sandro Franceschetti