sabato 27 Luglio 2024
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Il ghiacciaio dell’apocalisse

Il mondo si preoccupò quando, tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo 2002, la piattaforma Larsen B si staccò dall’Antartide sciogliendo nel mare 3250 chilometri quadrati di ghiaccio spesso 220 metri. Ora un’altra piattaforma, 100 volte più grande, sta per fare la stessa fine: già lo chiamano il “ghiacciaio dell’apocalisse”, perché il suo scioglimento potrebbe fare salire il livello dei mari di 50 centimetri.

Vent’anni fa, quella massa di ghiaccio grande come la Valle d’Aosta si frantumò: in un solo mese 500 miliardi di tonnellate di ghiaccio tornarono completamente allo stato liquido.

“Il ghiaccio dell’apocalisse” è sempre in Antartide e tecnicamente ha il nome di “piattaforma Thwaites”.
E’ molto fondata la preoccupazione che nell’arco di due-quattro anni si possa rompere in milioni di pezzi, come ha già fatto Larsen B.

Ma Thwaites non è grande come la Valle d’Aosta. Ha le dimensioni della Gran Bretagna e contiene così tanta acqua che basterebbe a innalzare di mezzo metro il livello del mare in tutto il mondo.
Ma Thwaites non è solo di per sé immenso, ma la sua massa fa attualmente da tappo a molti altri ghiacciai, bloccando la loro discesa verso il mare. Se questo argine dovesse crollare, gli altri ghiacciai accelereranno il loro disgregamento e il cammino verso l’acqua, portando al dissolvimento dell’intera calotta polare.

Se questo scenario si verificasse, il livello del mare crescerebbe per più di tre metri, inondando tutte le città costiere della Terra e cancellando tutte le spiagge e tutti i porti. Il clima del pianeta cambierebbe in modo drammatico.

Ma a preoccupare gli scienziati non è il fatto che le cose cambino continuamente, come risulta evidente guardandoci intorno. È l’accelerazione dei fenomeni il vero problema: non si fa in tempo a mettersi d’accordo su un’azione comune per contenere il riscaldamento globale che nuovi dati cambiano in peggio la situazione dalla quale si era partiti per prendere decisioni. Il tasso annuo medio di crescita del livello del mare è più che raddoppiato in meno di dieci anni, passando da 1,4 millimetri del 2006 a 3,6 millimetri nel 2015, e sta accelerando ulteriormente. Gli scienziati pensavano che ci sarebbero voluti secoli prima che ghiacciai delle dimensioni di Thwaites si frantumassero e sciogliessero, e scoprono adesso che il disastro potrebbe in realtà avvenire nel giro di pochi anni.

Tra chi osserva professionalmente i mutamenti climatici e i disastri sempre più gravi che si verificano in ogni parte del mondo a causa di tornado, cicloni, tempeste, inondazioni e siccità, c’è chi comincia a pensare che ormai sia troppo tardi per fermare un ciclo di cambiamenti già in corso. Senza rinunciare a seguire la strada della riduzione dell’uso dei combustibili fossili e di un modello di vita più rispettoso dell’ambiente, bisognerebbe cominciare a destinare ingenti risorse anche all’aiuto alle persone colpite dai disastri, alla salvaguardia delle aree a rischio, ai sistemi di protezione civile e alla sopravvivenza degli esseri umani nell’ostile mondo che ci aspetta.