L’arresto di Matteo Messina Denaro
Oggi 16 gennaio 2023 i carabinieri del ROS[1], del GIS[2] e dei comandi territoriali della Regione Sicilia hanno tratto in arresto il latitante Matteo Messina Denaro all’interno di una struttura sanitaria privata, la nota clinica specialistica “La Maddalena”, dove si era recato per sottoporsi a delle terapie con il falso nome di Andrea Bonafede.
Oggi è una giornata straordinaria, la dimostrazione della forza del nostro Stato.
Se da un lato sappiamo della forza della criminalità organizzata oggi comprendiamo, ancora una volta, che lo Stato nelle sue articolazioni lavora bene. Abbiamo tante mafie in Italia ma abbiamo anche delle buone leggi e delle strutture che funzionano.
Così dopo trent’anni finisce la latitanza della “primula rossa” di Cosa Nostra. Si chiude dunque un capitolo della lunga e sanguinosa storia della mafia ma forse se ne apre un altro fatto di misteri e connivenze, forse coperture inconfessabili.
Matteo Messina Denaro era l’ultimo capo dei capi della mafia. Il capo del mandamento di Castelvetrano[3] si nascondeva grazie a coperture di altissimo livello. Nato il 26/04/1962, già a vent’anni era il pupillo di Salvatore Riina. La sua scalata criminale inizia nel 1989. Per lo Stato italiano è irreperibile dall’estate del 1993. Risale proprio al 18 marzo di quell’anno l’unico documento esistente della voce del boss di Cosa Nostra. La registrazione fu trovata in un nastro conservata nell’archivio del Tribunale di Marsala durante il processo per l’omicidio di Francesco Accardo avvenuta a Partanna in provincia di Trapani. Falcone e Borsellino erano già morti. In un passaggio l’ex super latitante dice “stiamo per salire in macchina e l’Accardo Giuseppe dice a me di non prendere la macchina”. Matteo Messina Denaro scompare due mesi e mezzo dopo questa testimonianza. Condannato per la stagione delle stragi di Roma, Firenze e Milano è accusato inoltre di essere tra i mandanti di quelle del 1992 contro Falcone e Borsellino. E nel 1993 del sequestro del dodicenne Giuseppe Di Matteo strangolato e sciolto nell’acido. Le notizie sulla sua vita arrivano dai racconti dei collaboratori. Appassionato di puzzle e di dolci si sarebbe sottoposto a un intervento di chirurgia plastica al volto per non essere riconoscibile.
Se stava a Palermo è verosimile che fosse ancora in attività, quindi ancora un punto di riferimento dentro Cosa Nostra.
Ora se lo Stato riuscisse a far collaborare l’ex latitante si avrebbe uno scombussolamento totale dell’organizzazione della mafia e si riuscirebbero a diradare quelle nebbie che ancora oggi coprono una piena ricostruzione delle stragi.
È certo però che come Cosa Nostra è riuscita a ricostituire il proprio organigramma e le proprie attività all’indomani dell’arresto di Totò Riina[4], così farà ora nel momento in cui lo Stato dovesse lasciarsi andare a questa vittoria. Occorre invece proseguire nella pressione investigativa.
Dopo l’arresto di Bernardo Provenzano[5] la mafia è cambiata, è diventata molto più liquida, molto più orizzontale. Ora con l’arresto di Matteo Messina Denaro dobbiamo attenderci altri cambiamenti da parte di Cosa Nostra. Perché dobbiamo avere chiara l’idea che l’organizzazione criminale, anche di fronte a questo arresto, non è sconfitta.
La mafia è un’organizzazione che si arricchisce tramite il traffico di droga, di armi, di rifiuti tossici, di contraffazione, di appalti truccati, ecc..
Ma la mafia non è soltanto questo. Carlo Alberto Dalla Chiesa parlava di “polipartito della mafia” per indicare la compenetrazione profonda tra l’organizzazione criminale e pezzi del mondo legale. Pezzi, non generalizziamo, ma pezzi importanti della politica, dell’imprenditoria, delle istituzioni, dell’informazione, della società civile.
È sempre più una mafia degli affari e poi, è così ricca, che si può permettere di reclutare, con compensi molto alti, cervelli con competenze specifiche anche internazionali.
Questa è la vera forza della mafia. E quindi è su questo versante che occorre lavorare con continuità senza lo “stop and go” che ha caratterizzato nei decenni la risposta del nostro Stato alla mafia.
L’arresto di Matteo Messina Denaro sta a indicare la fine di un capitolo per la mafia, perché si chiude l’epoca dei Corleonesi. I capimafia cadono quando non servono più. E la storia ce lo racconta.
Il problema ora è la sfida: finiti i Corleonesi, lo Stato sarà in grado di decifrare cosa sono le nuove mafie?
[1] Raggruppamento Operativo Speciale, organo investigativo dei Carabinieri
[2] Gruppo di Intervento Speciale, reparto d’élite dell’Arma dei Carabinieri, qualificato come Forza speciale delle Forze Armate Italiane
[3] Comune di 29 276 abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
[4] Anche Salvatore Riina fu catturato a gennaio, era il 15 gennaio del 1993.
[5] 11 aprile 2006