sabato 27 Luglio 2024
Politica italiana

Sul carro di Carra

La scomparsa di Enzo Carra
a 79 anni e i coccodrilli della
stampa italiana che lo di-
pinge come un martire della ma-
lagiustizia, addirittura un “assol –
to”, sono un’ottima cartina al tor-
nasole del “Paese di Sottosopra”
(Giorgio Bocca). Nel 1993 Gra –
ziano Moro, manager dc dell’Eni,
racconta a Di Pietro che il suo a-
mico Carra, portavoce del segre-
tario Forlani, gli ha raccontato u-
na stecca di 5 miliardi della ma-
xitangente Enimont alla Dc. Di
Pietro lo sente come teste. Lui ne-
ga sotto giuramento. Di Pietro lo
mette a confronto con Moro, che
arricchisce il racconto con altri
dettagli. Carra nega ancora. Davi-
go gli ricorda l’obbligo di dire la
verità. Carra si contraddice, cam-
biando due o tre versioni. L’arti –
colo 371 bis del Codice penale, vo-
luto da Falcone e approvato nel
1992 solo dopo la sua morte, pre-
vede l’arresto in flagranza dei falsi
testimoni. Carra viene arrestato e
processato per direttissima.
Il mattino dell’udienza viene
tradotto dal carcere al tribunale
in fila con altri 50 detenuti, tutti
ammanettati e legati a una cate-
na: i famosi “schiave ttoni”, previ-
sti dalla legge (voluta tre mesi pri-
ma dai socialisti) per evitare eva-
sioni. L’aula è gremita e i carabi-
nieri lo sistemano nella gabbia
degli imputati. Di Pietro e Davigo
lo fanno uscire e sedere accanto a-
gli avvocati. Carra stringe la ma-
no a Di Pietro e a Moro. Ma la sua
foto in manette scatena la bagarre
in Parlamento con urla e strepiti
contro gli aguzzini di Mani Puli-
te: le manette si addicono agli im-
putati comuni, non ai signori.
L’indomani alcuni detenuti del
carcere di Asti scrivono alla
Stampa: “Siamo tutti ladri di gal-
line, eppure in tutti i trasferimen-
ti veniamo incatenati ben stretti,
per farci male, e restiamo incate-
nati in treno, in ospedale, al gabi-
netto, sempre. Anche noi appa-
riamo in catene sui giornali prima
di essere processati, ma nessuno
ha mai aperto un dibattito su di
noi. Oggi ci siamo domandati
quali differenze esistano fra noi e
il signor Carra. Al quale, in ogni
caso, esprimiamo solidarietà”.
Carra viene condannato a 2 anni
per false dichiarazioni al pm, poi
ridotti in appello a 1 anno e 4 mesi
per lo sconto del rito abbreviato e
confermati in Cassazione. Il Tri-
bunale ritiene che, avendo depi-
stato le indagini sulla più grande
tangente mai vista in Europa, “fu –
rono quantomai opportuni il suo
arresto, la direttissima e la pena
non confinata ai minimi di legge”.
I giudici d’appello censurano il
suo “poco apprezzabile senti –
mento di omertà”. Nel 1995 de –
stra, centro e sinistra cancellano
la legge Falcone sull’arresto dei
falsi testimoni. Carra, che da in-
censurato non era deputato, lo di-
venta da pregiudicato nel 2001
con la Margherita. E, oggi come
trent’anni fa, la legge uguale per
tutti fa scandalo: meglio la vec-
chia, lurida giustizia di classe.