domenica 3 Dicembre 2023
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Il vecchio multilateralismo è da buttare

Che il vecchio multilateralismo sia da buttare non lo dice il leader di una ong ma il Santo Padre, Francesco. Lo scrive nella esortazione apostolica Laudate Deum pubblicata il giorno di San Francesco a integrazione dell’Enciclica Laudato sìi. Tutti hanno sottolineato la durezza delle sue posizioni rispetto ai negazionisti dei cambiamenti climatici. Giustissimo, ma a me pare che i passaggi più interessanti, nuovi, siano quelli sul multilateralismo e sulla crisi irrecuperabile degli organismi sovranazionali. In una stagione in cui si tende a santificare il Sud Globale che rischia di essere al massimo un’alleanza in contrapposizione alle potenze occidentali, o in una versione più negativa, un’alleanza tra Stati canaglia (Russia, Iran, Arabia Saudita), le parole del Papa indicano una diversa direzione. Interessantissima.

Scrive Francesco: «Più che salvare il vecchio multilateralismo, sembra che oggi la sfida sia quella di riconfigurarlo e ricrearlo alla luce della nuova situazione globale» riconoscendo che tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale. Il Papa cita il processo di Ottawa sulle mine antiuomo che mostra come la società civile crea dinamiche efficienti che l’ONU non raggiunge.

Quello proposto da Francesco è «un multilateralismo “dal basso” e non semplicemente deciso dalle élite del potere… È auspicabile che ciò accada per quanto riguarda la crisi climatica. Perciò ribadisco che se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali» (38). Dopo aver riaffermato il primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza, Francesco spiega che «non si tratta di sostituire la politica, perché… le potenze emergenti stanno diventando sempre più rilevanti». «Proprio il fatto che le risposte ai problemi possano venire da qualsiasi Paese, per quanto piccolo, conduce a riconoscere il multilateralismo come una strada inevitabile»

Servono «regole universali ed efficienti» (42). «Tutto ciò presuppone che si attui una nuova procedura per il processo decisionale»; servono «spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore “democratizzazione” nella sfera globale, per esprimere e includere le diverse situazioni. Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti» (43).

Come non pensare all’Onu e al suo Consiglio di sicurezza o al Wto, organizzazione mondiale del commercio?