Le due guerre
Diciassette
anni fa, il 19 luglio 1992, veniva ucciso il magistrato Paolo
Borsellino. In occasione dell’anniversario di questa morte vorrei
sottoporre alla vostra attenzione il libro “Le due guerre” di
Gian Carlo Caselli.
Gian
Carlo Caselli, dopo aver ricoperto il ruolo di procuratore generale
presso la Corte d’Appello di Torino, è ora procuratore capo. Ha
cominciato la sua carriera in magistratura a Torino, come giudice
istruttore impegnato in indagini sul terrorismo, in particolare sulle
Brigate rosse. Dal 1986 al 1990 è stato membro del Consiglio
superiore della magistratura. Ha diretto la Procura di Palermo dal
1993 al 1999, cioè durante gli anni dei processi “eccellenti”
su mafia e politica che avevano come protagonisti, tra gli altri,
Andreotti, Dell’Utri, Mannino, Musotto e Contrada.
Dal
1999 al 2001 ha diretto il Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria. In seguito è stato per due anni il rappresentante
italiano presso Eurojust.
Si
tratta quindi di un personaggio autorevole dalla vita particolarmente
intensa.
In
questo libro l’autore ripercorre rispettivamente la storia delle
guerra al terrorismo e quella alla mafia, mettendole a confronto. Due
guerre in difesa della democrazia, una vinta (quella contro il
terrorismo), e una al momento perduta (quella contro la mafia).
Con
“Le due guerre” Caselli cerca di spiegare il motivo della
sconfitta dello Stato nella battaglia verso “Cosa nostra”,
ricordando i tanti nomi di persone, che lottando contro la mafia,
sono morte.
Molto
significativo un passaggio nel libro:
“Siamo
stati a un passo dall’uscire anche dall’emergenza mafia,
l’interminabile emergenza mafia. Ma, arrivati a un certo punto,
settori consistenti dello Stato hanno preferito non vincere la
partita.
Nel
1992 il nostro Paese aveva corso seriamente il rischio di diventare
un narco-Stato, una specie di Stato-mafia, caratterizzato dalla
condizionante presenza di un potere criminale stragista. Perché è
chiaro che dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio ci fu anche un
disegno politico, quale ancora non lo sappiamo e forse mai lo
sapremo. Ma che non si sia trattato soltanto di crimine organizzato
era, ed è, di assoluta evidenza”.
Vale
la pena leggerlo, se non altro per fare in modo che la ricorrenza
della morte di Borsellino non sia solo un atto dovuto, ma un atto di
coscienza e di informazione.
TITOLO: “Le due guerre – Perché l’Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia”
ANNO: 2009
CASA EDITRICE: Melampo