sabato 27 Luglio 2024
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Anche Obama per il ritorno al nucleare!

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Obama
ha annunciato la costruzione di due centrali nucleari, da realizzare
nei prossimi sette-otto anni. Negli Stati Uniti non se ne
costruiscono da circa trent’anni.

Nell’annunciare
il ritorno del nucleare il presidente americano ha affermato: “Per
molto tempo si è creduto che chi si batte per l’ambiente debba
essere contrario al nucleare ma è un controsenso: il nucleare è la
nostra unica fonte di energia pulita
”.
Questa
decisione chiaramente mette in cattiva luce chi, anche in Italia,
cerca di dissuadere da un ritorno all’energia nucleare. Già si sente
dire: “Anche il ‘vostro’ Obama è per il nucleare…”.
Difatti la decisione delude particolarmente almeno chi, come me,
aveva sperato in una politica più “rivoluzionaria” da parte
dell’attuale presidente degli Stati Uniti

Proviamo
quindi per l’ennesima volta a riepilogare i motivi perché non ha
assolutamente senso riprendere un programma nucleare, soprattutto in
Italia:

  • Obama
    non dice che il nucleare è conveniente economicamente (il costo del
    chilowattora nucleare è sempre superiore alle altre fonti e
    l’esperienza insegna invece che in ogni caso i costi dei reattori
    nucleari aumentano radicalmente in corso d’opera). Difatti Obama si
    è impegnato a intervenire nella realizzazione delle due nuove
    centrali nucleari con un finanziamento pubblico. Ciò significa che
    il mercato da solo non ritiene economicamente conveniente investire
    in questo settore.

  • Obama
    non dice nemmeno che l’uranio è una fonte limitata e insufficiente
    a soddisfare una domanda globale massiccia. Sappiamo infatti che
    l’uranio, stando alle stime di consumo attuale, potrà essere
    disponibile per un massimo di 35 anni.

  • Obama
    tace anche riguardo a una tipologia energetica, quella nucleare,
    localizzata in grandi impianti, molto costosi e vulnerabili dato che
    potrebbero essere oggetto di imprevedibili atti terroristici o
    eventi sismici. Come scrive Carlo Rubbia: “l’energia nucleare
    rappresenta probabilità infinitamente piccole di causare disastri
    infinitamente grand
    i”. Siamo consci di correre questo rischio?
    Non sarebbe più opportuno investire le somme di denaro nelle fonti
    rinnovabili con impianti diffusi sul territorio, piccoli e
    tecnologicamente semplici, per non parlare delle forme di risparmio
    energetico, localizzate ovunque per definizione?

  • E’
    opportuno ragionare anche sulla questione occupazionale. In fase di
    costruzione il nucleare prevede un impiego di millecinquecento
    operai, in fase di funzionamento invece circa 850. La costruzione,
    la gestione e la manutenzione degli impianti energetici «dolci»
    può invece richiedere, al crescere della loro diffusione sul
    territorio e alla conseguente diminuzione dei costi, fino a
    centinaia di migliaia di lavoratori qualificati. Quest’ultimo punto
    vale soprattutto per l’Italia che ha nel suo territorio
    prevalentemente industrie di piccole e medie dimensioni che, con la
    scelta delle energie alternative rispetto al nucleare, ne
    trarrebbero indubbiamente grandi benefici.

Al
di là di queste osservazioni, credo che la scelta di Obama sia
invece una scelta strategica che ha l’obiettivo prioritario di
mantenere la leadership tecnologica e la posizione egemonica degli
Stati Uniti nei confronti dei paesi emergenti del mondo globalizzato.
La Cina difatti sembra sempre di più una superpotenza e la Russia
sta progressivamente rialzando la testa.
Non
dimentichiamoci che le centrali nucleari sono nate in stretta
simbiosi con le armi nucleari. Lo sviluppo dell’industria dei
reattori nucleari è frutto di una pluridecennale sinergia fra il
settore militare e quello civile. Ciò significa che uno sviluppo di
questa tipologia di industria non si può inventare dal nulla.
Se
l’Italia deciderà di intraprendere questa strada sarà comunque
condannata ad acquistare i reattori nucleari all’estero, da chi li ha
sempre costruiti.
Questo
non è vero per l’industria degli impianti per la produzione delle
energie rinnovabili e del risparmio energetico, che siamo ancora in
tempo a sviluppare in competizione seria con i paesi che hanno già
imboccata questa via, purché la scelta di una nuova politica
energetica sia fatta subito e con ingenti investimenti in risorse
umane e tecnologiche.

Per
maggiori informazioni rimando al dossier preparato nel 2008