Intercettazioni
La
legge sulle intercettazioni che si sta discutendo in questi giorni in
Parlamento è una legge intimidatoria sia nei confronti dei
magistrati del Pubblico Ministero sia dei giornalisti e della stampa
libera.
Si
stanno sacrificando il diritto all’informazione e il dovere a
investigare su fatti di particolare rilevanza in nome di una
concezione sbagliata e distorta della riservatezza: sacrificio che
produrrà danni incalcolabili all’efficacia dell’azione investigativa
delle forze dell’ordine e alla conoscenza dei cittadini su fatti di
particolare rilevanza.
Se
questa è la scelta del legislatore sarebbe più corretto e onesto
dire: “Le intercettazioni non si faranno più”. Il risultato
sarebbe lo stesso, perché grazie a questa legge i magistrati non
potranno più predisporre intercettazioni telefoniche.
L’approvazione
di questa legge pone non pochi interrogativi, tra i quali: “E’
giusto sospendere le intercettazioni dopo 60 giorni, anche se dalle
stesse intercettazioni emergono fatti gravissimi o si configurano
reati? E’ giusto mantenere all’oscuro i cittadini su fatti di grande
rilevanza pubblica per anni, finché non siano concluse le indagini
preliminari? E’ giusto non poter predisporre ulteriori
intercettazioni in base al risultato di un’intercettazione telefonica
(ad esempio: se due trafficanti di droga parlassero tra loro di
omicidio, questa conversazione non potrebbe essere utilizzata perché
l’intercettazione è per droga e non per omicidio)?”
Qualunque
persona ragionevole, posta di fronte a questi interrogativi, non
potrebbe che ribellarsi. Il problema è che forse non tutti i
cittadini sono informati su ciò che sta accadendo.
Questa
legge è in evidente contrasto con l’articolo 21 della Costituzione e
con le norme del diritto internazionale alle quali l’Italia ha
aderito, in particolare alla Convenzione Europea sui diritti
dell’uomo, che secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia
Europea non consente limitazioni così ampie al diritto-dovere di
fornire informazioni ai cittadini.
E’
quasi impossibile pensare che certi fatti emergano in altro modo che
non con le intercettazioni. E alla fine viene proprio da domandarsi
se forse non è questo il vero obiettivo della legge: evitare che
certi fatti vengano divulgati e ne vengano informati i cittadini.