“Portare l’energia atomica in Bielorussia è criminale”
Il capo del centro
analitico di coordinazione “Ecologia e salute” (Kiev), il dottore
in Medicina, professor Jurij Bandaževskij ha detto perché i
distretti occidentali della Bielorussia non si possono considerare
puliti e perché, a suo parere, la costruzione di una centrale
atomica nel nostro paese è inaccettabile.
La
conversazione è cominciata con la richiesta di commentare la
valutazione dell’influenza della futura centrale atomica bielorussa
sull’ambiente circostante e sulla salute umana fatta dagli esperti
del Ministero della Sanità e dell’Accademia delle Scienze Nazionale
in un documento comune.
E’ indispensabile
tenere in considerazione non solo l’irradiazione esterna, ma anche
quella interna che ricevono le persone con l’acquisizione di
radionuclidi attraverso il cibo e l’acqua. Per esempio, il cesio che
entra nell’organismo è molto più pericoloso per la salute di quello
che agisce attraverso l’ambiente circostante. Gli studi condotti alla
Facoltà di Medicina di Homel’ hanno dimostrato che i radionuclidi
che finiscono nell’organismo con il cibo causano danni permanenti
agli organi vitali. L’irradiazione interna è molto più pericolosa
di quella di fondo, ma non è tenuta in considerazione nella
valutazione dell’effetto delle radiazioni sull’organismo umano.
Cos’altro è
indispensabile tenere in considerazione parlando di radiazioni in
Bielorussia?
Prima di tutto che la
popolazione del paese è in contatto con i radionuclidi da più di
cinquant’anni. E ancora – non si può parlare della parte
occidentale del paese, in particolare della regione di Hrodna, come
di un territorio pulito.
Allora risulta che in
Bielorussia non ce ne sono in generale?
Proprio così. Tutta la
popolazione della Bielorussia è entrata in contatto con i
radionuclidi e ha sofferto per questo tanto prima quanto dopo
l’incidente alla centrale atomica di Äernobyl’. Le radiazioni si
sono diffuse per il paese attraverso i prodotti alimentari.
Perciò non mi metterei
a parlare come di una tendenza positiva del fatto che nella regione
di Homel’ la tendenza ad ammalarsi e la mortalità della popolazione
non abbiano differenze statisticamente rilevanti rispetto a tali
indici nell’intero paese o a paragonare gli indici con quelli della
regione di Hrodna. Tutta la Bielorussia è contaminata dai
radionuclidi e gli organismi della nostra gente, che per molti anni
sono stati in contatto con i radionuclidi, sono danneggiati da
questi. Bisogna riferirsi ai bielorussi se non come a dei malati,
come a dei sofferenti per effetto delle radiazioni.
Si tratta di diverse
generazioni, compresi i nati degli anni post-Äernobyl’?
Certo. Avviene un
processo di mutazione. La comparsa di malattie si osserva dopo una
generazione e perfino più tardi.
Perciò nel nostro
paese bisogna pensare a come salvare le persone e non sognare lo
sviluppo dell’energia atomica. In caso contrario il territorio della
Bielorussia potrebbe restare senza bielorussi. Forse questa variante
potrebbe interessare anche a qualcuno, ma non a me. Nel mio
intendimento la costruzione di una centrale atomica è necessaria più
di tutto per giochi politici ed è pericolosa per la salute delle
generazioni future.
Tuttavia le autorità
bielorusse inculcano attivamente alla popolazione che la centrale
sarà sicura per l’ambiente e la salute delle persone.
Centrali atomiche del
genere non ci sono. Si tratta di scarichi minimi, ma l’inquinamento
del territorio vicino alla centrale, soprattutto dei bacini d’acqua,
è abbastanza elevato. Naturalmente diffonderanno radionuclidi e
quant’altro. In questo senso mi è chiara l’inquietudine della
Lituania per la programmata vicinanza di questo paese alla centrale
atomica bielorussa.
Ci sono gli studi del
professore britannico Chris Busby, in cui si è notato che il cancro
della ghiandola mammaria delle donne che vivono nel raggio di cinque
chilometri dalle centrali della Gran Bretagna è due volte più
diffuso che nel restante territorio del paese. Là cresce anche la
frequenza di leucemie nei bambini.
In tal modo i
radionuclidi che verranno scaricati nell’ambiente circostante nel
normale regime di lavoro della centrale atomica avranno un effetto
negativo sulla salute delle persone che vivono nei territori vicino
alla centrale.
Ciò significa che le
dosi di radiazioni che vengono definite sicure per le persone non lo
sono?
Ciò significa che
quelle dosi che sono sicure come radiazioni di fondo, finendo
all’interno dell’organismo non lo sono. Si tratta del fatto che le
dosi reali che possono accumularsi nella popolazione che vive nella
zona della futura centrale atomica oscilleranno tra 8 e 50 μSv/anno.
Una dose di 50
becquerel, determinata come limite sicuro per l’ingresso
nell’organismo, deforma organi e sistemi vitali, distrugge totalmente
lo sviluppo dei bambini. Una centrale atomica, cioè, non è ciò di
cui i bielorussi hanno bisogno.
Dove si può prendere
allora l’energia indispensabile alla Bielorussia?
Sviluppando le fonti di
energia alternative. E ancora – se le autorità dicessero la verità
sulla situazione in Bielorussia dopo Äernobyl’ e non si
nascondessero dietro cifre menzognere, ci aiuterebbero a fare i conti
con le conseguenze dell’incidente e ci aiuterebbero a risolvere il
problema dell’energia senza la costruzione di una centrale atomica.
Uno degli argomenti
delle autorità bielorusse riguardo alla costruzione della centrale
atomica è che al mondo funzionano 436 reattori nucleari. Con il loro
aiuto in Europa Occidentale si produce circa il 29% di tutta
l’energia elettrica della regione, in America Settentrionale il 19%
e in Europa Orientale il 18%.
L’AIEA popolarizza
l’energia atomica nonostante i danni derivanti dal suo utilizzo. Allo
stesso tempo l’organizzazione non rinnega l’accordo con
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per non diffondere
informazioni sui rischi delle radiazioni, sulle lesioni all’organismo
umano in conseguenza dell’azione delle radiazioni. In questa
situazione soffrono tutti i paesi dove c’è l’energia atomica.
Al contempo l’OMS
diffonde attivamente i dati su altri fattori che danneggiano
l’organismo umano, tuttavia il più potente e terribile – le
radiazioni – lo ignora. A mio parere, se la comunità
internazionale sapesse la verità, assumerebbe un’altra posizione nei
confronti dell’energia atomica.
Nel desiderio di
svilupparla in Bielorussia si osserva il desiderio di entrare nel
club nucleare. Ciò è anche comprensibile: tra l’altro si può
trattare della produzione di elementi radioattivi per la bomba
atomica. Tale è l’aspetto politico della questione della costruzione
della centrale.
A mio parere, nessun
potere sulla nostra terra deve avere a che fare con l’energia
atomica. Abbiamo avuto una tragica lezione dall’incidente alla
centrale atomica di Äernobyl’. Una parte dei radionuclidi caduti
allora sul territorio della Bielorussia sono di lunga vita e
l’effetto della loro azione sull’uomo e sulla natura non ci è noto.
Perciò sottolineo: portare l’energia atomica in Bielorussia è
criminale.
* * *
Dossier
Jurij Bandaževskij. E’
nato nel 1957 nella regione di Hrodna. Ha finito l’Istituto Statale
di Medicina di Hrodna. A 31 anni è diventato il più giovane in URSS
ad ottenere il dottorato in Medicina e a 33 a divenire professore.
Nel 1990 ha fondato e preso a dirigere l’Istituto di Medicina di
Homel’. E’ noto per gli studi sul tema dell’influenza sulla salute
umana di piccole dosi di radiazioni. E’ autore di oltre 240 lavori
scientifici.
Nel 1999 fu arrestato. Nel
2001 fu riconosciuto colpevole di aver preso tangenti e fu condannato
a 8 anni. “Amnesty International” lo riconobbe prigioniero di
coscienza, ritenendo che Bandaževskij fosse stato imprigionato per
le critiche alle autorità bielorusse dopo la catastrofe della
centrale atomica di Äernobyl’. Nel 2001 Bandaževskij è divenuto il
25° detentore del Passaporto della Libertà, che da diritto a
scegliere come luogo di residenza qualsiasi paese del continente
europeo.
Dopo la liberazione a
seguito di un’amnistia vive in Francia dal 2005. Adesso a Kiev dirige
il centro “Ecologia e salute”, che si occupa dello studio degli
effetti dei radionuclidi sull’organismo delle persone già colpite
dagli effetti delle radiazioni. Il Centro è patrocinato dal
Parlamento Europeo.
Traduzione di Matteo
Mazzoni per “Mondo in Cammino”