Lennon: l’ambasciatore di Nutopia
La storia non si fa con i
se. Lo sanno tutti. Ma io oggi un se ce lo voglio mettere. Cosa
sarebbe accaduto se quella maledetta sera davanti al Dakota Building
l’assassino non avesse sparato i suoi cinque colpi mortali.
Se l’eroe di Piazza Tien
An Men avesse avuto una canzone dedicata, se il muro di Berlino
fosse stato abbattuto con un concerto, se le bare dei soldati
americani di ritorno dall’Afghanistan fossero accolte da una nuova
colonna sonora. Possiamo anche immaginare un evento straordinario con
in Fab4 riuniti per la causa tibetana, o una performance artistica a
Bagdad.
Forse oggi la pace avrebbe
una possibilità in più se lo spirito di Nutopia non fosse stato
soffocato.
***
John Lennon dopo l’unione
con Yoko Ono e la separazione dai Beatles si trasferisce a New York,
città che ama moltissimo, nella quale si trova a proprio agio “per
il modo di vivere e di pensare”. Negli Stati Uniti John ha molti
amici, e viene subito introdotto negli ambienti intellettuali e
radicali americani. Partecipa anche alla vita politica del paese,
coinvolgendosi in manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il
governo non gradisce quella presenza, troppo visibile, troppo
chiassosa, troppo scomoda. La CIA inizia a raccogliere un dossier su
Lennon, per raccogliere le prove e documentare un presunto
antiamericanismo dell’ex beatle. Lennon fa dichiarazioni contro la
guerra del Viet Nam, contro l’industria bellica, le spese militari,
la politica imperialista, partecipa attivamente al movimento per la
pace, anche con sostanziosi finanziamenti. Compone Power to the
people che diventa patrimonio del movimento. Per fare gli auguri di
Natale fa riempire le città americane e le principali capitali del
mondo con giganteschi manifesti con la scritta “War is over” (“la
guerra è finita – se tu lo vuoi”, firmati “con amore, John e
Yoko, da NY”).
***
A tutti i capi di Stato
invia una ghianda, dicendo loro di sotterrarla e guardare la crescita
della quercia, così l’idea della pace gli sarebbe entrata in testa
e non avrebbero avuto il tempo per dichiarare una guerra. Insieme a
Yoko compra intere pagine dei giornali americani per pubblicare i
loro pensieri pacifisti.
Quando le autorità gli
negano il visto per il permesso di soggiorno, fra Mister Lennon e il
governo USA, inizia una lunga battaglia legale. Nixon stesso dà
l’ordine di allontanarlo: è un “indesiderato”. Durante la
campagna elettorale, in ogni angolo d’America dove c’è
un’iniziativa elettorale con Nixon, lì John organizza un concerto
rock di protesta contro la guerra che attira migliaia di giovani
invitati a disertare la manifestazione del partito repubblicano.
***
Lennon è l’unico
baronetto del regno britannico a restituire il titolo alla Regina per
protestare contro il coinvolgimento dell’Inghilterra nel commercio
mondiale delle armi. Il viaggio di nozze con Yoko diventa
un’occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il “bed
in”: una settimana in un letto d’albergo, la numero 702 dell’Hilton
di Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto
il mondo sul tema della pace e contro le guerre. L’evento ha
successo, e viene ripetuto nella suite 1742 del Fairmont Queen
Elizabeth Hotel di Montréal, dove viene composta la canzone Give
Peace a Chance.
***
Un giorno John Lennon
convoca una conferenza stampa e si dichiara ufficialmente
ambasciatore di Nutopia, un “paese concettuale” senza confini,
senza passaporti, senza religioni. La bandiera di Nutopia è un
fazzoletto bianco, e l’inno internazionale è inciso nell’album Mind
Games: una traccia muta con 5 secondi di silenzio. John prende molto
sul serio l’impegno per Nutopia. Per diventare cittadini di Nutopia
bisogna aderire alla sua Costituzione, che è il testo della canzone
Imagine (Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere
o morire). Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel
mondo. L’ambasciata di Nutopia è al numero 1 di White Street a New
York, e John chiede all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di
riconoscere il paese di Nutopia. C’è anche la data di fondazione per
Nutopia, il primo aprile del 1973.
***
È morto l’ 8 dicembre
di trent’anni fa, ammazzato con cinque colpi di pistola. Un fan
squilibrato, si è detto. L’inchiesta venne chiusa troppo in
fretta, ma molti di noi pensano che dietro all’assassinio ci sia
stato un complotto dei servizi segreti per eliminare un leader troppo
scomodo. Al suo funerale c’era una folla incontenibile, avvolta nella
sensazione che il sogno era davvero finito. Lo sparo di un “folle”
e un funerale imponente: proprio com’era accaduto per il mahatma
Gandhi e per Martin Luther King.
***
Lennon è stato un buon
amico della nonviolenza: “Per me vale ancora quello che ho scritto
in Revolution, quelle parole esprimono bene ciò che provo tutt’ora
nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c’è
la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricate se non con un
fiore. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. L’unico
sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra
mentalità: non c’è altro metodo. I fini non giustificano i mezzi.
La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è
prenderne coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. Potrebbe
essere adesso o fra cento anni, ma accadrà”.
***
Quello che resta oggi è
soprattutto nella sua immagine, nel suo volto con lo sguardo ironico
e malinconico, dal quale scaturiscono musica, parole ed energia
dispensate a tante generazioni.