Il processo Mediaset
Sono 50 mila le pagine
degli atti e delle rogatorie internazionali in dodici Paesi previsti
nel processo Mediaset che vede tra gli undici imputati Silvio
Berlusconi, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e
l’avvocato inglese David Mills e nel quale il nostro premier è
accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in
bilancio.
L’oggetto del processo è
la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici di alcuni
telefilm americani dal 1995 al 1999. Secondo la procura milanese
Fininvest, la società di proprietà della famiglia Berlusconi che
controlla Mediaset, li ha comprati a prezzi salatissimi per creare
fondi neri.
Il meccanismo era quello
della scatole cinesi ideato dall’avvocato Mills.: prima di arrivare a
Fininvest i diritti televisivi venivano comprati e ceduti più volte
da società off-shore riconducibili a Berlusconi come la Century One
e la Universal One ad un prezzo sempre più elevato.
Una catena di
compravendite fittizie che aveva due funzioni: gonfiare i prezzi ad
ogni passaggio e aggirare il fisco italiano. La differenza tra il
costo di partenza dei telefilm e quello finale pagato da Fininvest ha
consentito a Berlusconi, secondo i Pm, di mettere da parte 470
milioni di euro, soldi sottratti agli altri azionisti e sui quali non
sono state pagate le tasse. Questo è quello che sostiene l’accusa
guidata dal pubblico ministero Fabio De Pasquale davanti alla prima
sezione penale del Tribunale di Milano.
Il processo Mediaset è
stato fermato due volte: nel 2008 grazie al Lodo Alfano, poi
giudicato incostituzionale, e nell’aprile del 2010, grazie alla legge
sul legittimo impedimento. A gennaio però la Corte Costituzionale ha
indebolito lo scudo che si è creato Berlusconi, quindi il processo
può ripartire. Sarà però una corsa contro il tempo, dato che la
prescrizione dei reati è prevista nell’aprile del 2012.