La Germania in Libia
Ieri mi sono trovato a
leggere un articolo del Ministro degli esteri tedesco, il quale
chiariva la posizione assunta dalla Germania in questi giorni nelle
varie sedi in cui è stato deciso l’intervento verso la Libia.
La posizione tedesca,
seppur criticata da molte parti per la sua sostanziale neutralità,
muove i passi dalla risoluzione 1973/2011 del Consiglio di Sicurezza.
La risoluzione, votata il 17 marzo, con l’astensione di Germania,
Brasile, Cina, India e Russia, richiede un “cessate il fuoco”,
istituisce una no-fly zone sul territorio libico ed impone l’utilizzo
di ogni mezzo per proteggere i civili.
Tuttavia la Germania si è
mostrata critica per l’intervento militare, non in nome di un
pacifismo cieco e passivo, ma basandosi su considerazioni molto più
profonde, che forse dovrebbe fare anche qualche altro Governo
europeo, lesto nell’interventismo (in nome di antichi dissapori), o
ambiguo nel suo rapporto col dittatore libico (il Cavaliere
baciamano).
Innanzitutto la Nato.
L’art. 5 del Patto Atlantico (il cui “braccio armato” è la
Nato) stabilisce che «le parti convengono che un attacco armato
contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale
sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di
conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna
di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale
o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle
Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate
intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le
altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso
della forza armata». Non ci troviamo, quindi, nei casi di intervento
previsti da tale Patto.
Le violazioni dei diritti
umani da parte del regime di Gheddafi rappresentano un’ingiustizia
che non lascia indifferente Guido Westerwelle, Ministro degli Esteri
tedesco, il quale è dell’opinione che il dittatore debba andarsene e
rispondere dei propri crimini dinanzi ad un Tribunale, e per questo
ha voluto fortemente il coinvolgimento della Corte Penale
Internazionale.
Inoltre guardiamo alla
alternative. La Germania puntava a sanzioni più severe che dessero
una stretta al “rubinetto dei soldi” utilizzabili dal
regime di Gheddafi per la repressione del suo popolo: vale a dire un
generalizzato embargo petrolifero e una moratoria dei pagamenti.
Infine il diritto
internazionale. Fin dall’inizio il Governo tedesco si è mostrato
scettico verso l’intervento militare, per problemi riguardanti il
ruolo che spetta alla comunità internazionale rispetto alla
sovranità spettante a ciascun suo membro. Cosa succederebbe se gli
attacchi aerei non ponessero fine alla guerra civile in atto?
Interverremmo anche con forze di terra? E non vi sarebbe a quel punto
il reale pericolo che tale intervento verrebbe visto dal mondo arabo
come un’ingerenza dell’Occidente? E ciò comporterebbe la stessa
disciplina per ogni rivolta nel mondo arabo? E chi stabilirebbe i
criteri in base ai quali assegnare al movimento di turno la
legittimità a governare?
Da parte sua la Germania
continuerà a dare aiuti umanitari e si impegnerà affinché gli
obiettivi della risoluzione vengano rispettati. Tuttavia ciò non
impedirà allo Stato tedesco di mantenersi coerenti con la posizione
neutrale (militarmente) che hanno assunto finora, posizione che però
non significa inerzia del Governo federale.